La mia terra è Terra di Lavoro

 

Sono nata in Terra di Lavoro. L’odore di fango e sabbia impastato nella carne, di pianure limacciose che cullano bufale sonnolente.

Sono cresciuta in Terra di Lavoro. E terremoti, ruberie, imbrogli, corruzione, scempi, avvelenamenti, paure, spari, morti ammazzati, diffidenze niente hanno potuto contro uno scirocco leggero che, in certe ore di pomeriggi estivi, spira dal mare e inebria i pensieri di bellezza. E tutto cancella.

Sono andata via da Terra di Lavoro perché lì si può nascere, vivere ma non fiorire. E, da lontano, guardo e aspetto che, oltre al nome, ai suoi tanti figli confusi, forse vili, la mia terra offra l’unico futuro possibile: il lavoro. Donando così bellezza negata, dignità e coraggio.

Io quel giorno sarò libera di tornare in Terra di Lavoro.

 

AGENDA 2013 – Telecom Italia / Libera

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Parola ad Aversa … da “La Ruota degli Esposti” – 2009

Aria, ho bisogno di aria.

Troppa gente! Troppe auto! Troppi palazzi! Un’esagerazione continua si consuma sotto i miei occhi impotenti.

Li vedo, eccome se li vedo.

Piccoli vermi si arruffano e si accalcano gli uni verso gli altri, ciascuno per trovare il posto più interno, più coperto, meno esposto, chi resta in superficie in balia degli eventi. Ed urlano, fanno baccano, rimbombano da un quartiere all’altro. Sempre più forte.

Di me che sono il nido, il nascondiglio nessuno si cura e pochi hanno memoria. Dei miei tanti figli, scommetterei che solamente una manciata di loro saprebbe raccontare la storia che li ha preceduti. Troppo pochi purtroppo per credere che ritornerà un’epoca di fasti e grandiosità.

Pochi e soli; li sento che borbottano, si lamentano e si disperano chiusi nelle loro case, impauriti dall’avanzare di volgarità ogni giorno più triviali, di violenze e barbarie tanto inaudite quanto gratuite, di ordinaria ignoranza che tappa qualsiasi spiraglio di curiosità, che uccide la voglia di conoscere.

Io, per aiutarli, ho messo a disposizione tutto quanto è nelle mie possibilità.

Aria salubre, negli anni ne hanno beneficiato pazzi e malati ricoverati nell’ospedale psichiatrico e nel manicomio criminale; clima dolce e terre fertili, che hanno dato vita a prodotti unici come la mozzarella di bufala, il vino novello della vite maritata solo per citare quelli più famosi; architettura rara e affascinante, che  mette a confronto, come da nessun altra parte così vicino, l’anima medievale normanna alla struttura spagnola e poi chiese, palazzi, istituzioni, tradizione, usanze….

I miei figli buoni sono troppo pochi; la maggior parte degli aversani ignora tutto ciò. Potrebbero da un’altra parte, sarebbe la stessa cosa.

Certo, sento che si azzuffano continuamente in mio nome, ma si tratta di manifestazione folcloristica, non di vero amore. L’amore prevede il rispetto, prima di ogni cosa, ed io faccio i conti ogni giorno con offese ed oltraggi.

Come potrei chiamare altrimenti l’incuria in cui versa tutto il quartiere normanno?

Ed i palazzi antichi del Borgo che crollano senza che nessuno se ne interessi?

Le insegne dei negozi che distruggono portali ottocenteschi?

Ma quello che mi fa più male sono le interviste.

Appena c’è una telecamera che si agita, scoppia il finimondo.

Rossetti e fard, lacche e gel, cappelli e minigonne spuntano da ogni angolo. Tutti in posa, pronti, per domande insulse alle quali daranno degne risposte.

Nessuno ricorderà di menzionare la gloriosa storia della contea di Aversa, anche se tra di loro spunteranno teste bionde e rossicce che tradiranno geni d’oltralpe; nessuno ricorderà l’importante Real Casa della Santissima Annunziata che per secoli ha accolto trovatelli sottraendoli a morti crudeli, anche se leggendo i cognomi di chi si accalca per apparire per una sfuggente frazione di minuto troveremmo diversi discendenti degli abbandonati, dagli eloquenti cognomi legati alla frutta, alla verdura, al tempo meteorologico. Sì, tanti Peschi, Virzi, Pioggia; nessuno ricorderà le proprie radici. 

Mi denigreranno, aggiungeranno fango al fango.

Diranno che questa terra non offre niente, che non c’è lavoro, che non c’è niente per cui valga la pena viverci.

Ecco il ringraziamento per averli accolti e fatti crescere nel proprio seno, ecco il riconoscimento per avergli regalato una storia ricca ed una cultura variegata.

Presuntuosi ed ignoranti, pensano che sia possibile scindersi dalle proprie radici?

E perché non ammettono che sono loro i primi a far sì che io sia brutta e sporca?

Perché non la smettono di insozzarmi in ogni angolo?

Perché non si curano del patrimonio artistico che dopo secoli è in rovina?

Vorrebbero esser nati in una di quelle città tristi e grigie dove invece dei campanili si vedono le ciminiere?

Ed allora perché non ve ne andate, perché non partite?

Andate via, emigrate, scordatevi di me e non tornate. Sarebbe meglio per tutti, sapete.

Per me, per i pochi che resterebbero. Avere aria pura da respirare, si  potrebbe uscire dalle case senza paura e finalmente apprezzare e godere le mie bellezze. E soprattutto rispettarmi.

E forse potrebbero ritornare quelli che sono partiti per disperazione.

Vorrei rivederli quelli andati via col groppo alla gola nel lasciarmi; quelli che dentro ogni domenica pomeriggio hanno invano cercato la passeggiata della festa; quelli poi che hanno contribuito a far crescere un’altra città e hanno donato amore ed affezione che dovevano essere diretti a me; quelli che non hanno avuto coraggio e non hanno voluto affrontare i vermi nascosti nelle mie pieghe perché la vita umana purtroppo è breve e non la si può sprecare nell’intento di far cambiare gli altri; ed infine quelli che hanno fatto semplicemente bene da un’altra parte ed adesso hanno figli e nipoti che parlano altre lingue.

Vorrei rivedere tutte le persone e dire loro che li considero sempre miei figli, anche se mi hanno abbandonato. 

Vorrei sentire i loro passi ancora una volta, vorrei che tornassero.

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Cinquanta sfumature … di E.L.James

Chi timida, chi sfacciata, chi riservata, chi sfrontata …. insomma un esercito di donne, ciascuna a proprio modo, ha letto la trilogia di James.

Io …rimiravo dalle vetrine le copertine, nn bellissime in verità, e snobbavo gli articoli. Le recensioni per la James sono state feroci, in qualche caso orribili! Non potevo certo leggere certa roba ..poco tempo a disposizione da spendere  così malamente.

Eppure mi dicevo: perché tante il tempo lo perdono? Qual è il segreto che nn conosco?

La risposta arriva, come sempre per me, inattesa in una tristissima serata torinese di trasferta dove tutto quello che poteva andare storto, era andato!

Con una mail, planano davanti ai miei occhi i 3 tomi di sfumature…. Inizio a leggere per far scorrere il tempo che proprio nn voleva sapere di andare avanti quella sera. E magicamente nn solo il tempo riprende a galoppare … ma riprendo ad andare avanti anche io. La  situazione raccontata è talmente lieve, talmente improbabile, talmente divertente, talmente vuota di problemi assillanti che, per assurdo, risulta essere tonificante.

Per me la sensazione è di un massaggio alla schiena dopo un dolore violento, rapace che nn ti ha lasciato per mesi … Il massaggio nn lo toglierà, si sa, ma allieva il disagio e ti offre il ricordo di come si sta senza schiena dolente….

E seppure nn posso dar torto  a Massimo Gramellini che disquisisce sul fatto che tutte le donne vorrebbero essere al centro del mondo di un uomo, per sempre, in special modo se ricco, giovane, bello, dotato, dal mio canto la fortuna della trilogia si trova da un’altra parte: nell’offrire , in un momento veramente difficile, un diversivo di pensiero … Anastasia nn si deve preoccupare di nulla, lui pensa a tutto ciò che occorre. E ciò che occorre , in casa, in famiglia, a lavoro, in cucina, negli armadi, ecc.ecc.ecc.  è quello che le donne fanno giornalmente e per il quale perdono forza, entusiasmo e bellezza. Perché la fatica di essere donne è tanta e il risultato è solo la metà del dovere ….. E dopotutto, in una crisi che toglie fiato e respiro e che ha scaricato, sempre sulle donne, il peso più grosso, sedersi a rimirare Cristian che, fresco come una rosa, tormenta la sua, neanche tanto bella, Anastasia … per la quale ha una passione che supera anche un deviato come lui …. con l’unica preoccupazione di farle provare ogni volta brividi diversi …. Beh è veramente tonificante …. E chi se ne frega se le virgole e le ripetizioni sono in sovrannumero … Qualsiasi cosa per un massaggio alla schiena quando questa ti fa male …. E nn è una questione di sfumature….

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Com’è bello far l’amore – Film

Per chi vuole farsi quattro risate … senza nessun pensiero … il film è perfetto.

E’ estivo – secondo me era meglio se fosse stato distribuito in estate – e non ti da noia, non ti imbarazza con idee malsane. Perchè lui, il protagonista, sembra davvero troppo imbranato, e lei, la protagonista, davvero troppo sopra le righe, per far sì che una coppia di quarantenni ci si possa proprio identificare. Sulla stanchezza ci siamo,  ma quella si porta dietro problemi quotidiani che nel film non sono neanche sfiorati ( tutti hanno una tata-collaboratrice domestica che solleva dalle noiose faccende quotidiane, per  non parlare dei problemi lavorativi – insesitenti). Insomma un’ora di mezza di quasi niente … ma con questo caldo e dopo innumerevoli news di crisi … va bene così.

Il cammeo del Mago Forrest è fantastico!

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Cena tra amici – Film

Un po’ teatro …  molto film francese … un po’ serio … molto politically correct … un po’ intimista … molto attento allo spettatore.

E tanti altre descrizioni potrebbero accompagnare il film “Cena tra amici” e tutte sarebbero un po’ troppo o un po’ troppo poco. Come se questo film si fosse avvicinato al segno, senza però centrarlo direttamente.

A me è piaciuta Babu, forse l’attrice migliore nella commedia e senz’altro lo spaccato di vita più interessante di quelli rappresentati, così vicina ad una casalinga, madre, insegnante, moglie, amante disperata ( e non sempre in quest’ordine) che ogni donna ci si può ritrovare.

Gli altri attori, invece, rappresentavano ognuno un carattere ben definito e non c’era una sintesi nella quale si incontrano, e anche qui ogni uomo troverà quello a sè più affine. 

Mentre sulla scena si muovevano, quasi esclusivamente nella stessa stanza, a turno i protagonisti, pensavo che il tempo delle ideologie è finito ( la lite per il nome è nucleo centrale del film ) e si tira un sospiro di sollievo … ma subito dopo appare chiaro che non siamo ancora approdati nel tempo prossimo e restiamo in balia di un’idea che verrà, senza sapere bene cosa sia.
E cosa rimane?
Forse l’amore. In tutte le sfaccettature nel quale può presentarsi…forse anche nell’omaggio finale di un figlio alla propria madre che, però, più che regalo appare come un ultimo, disperato tentativo di avere “l’ultima parola”…

Consigliato a chi ama le commedie cervellotiche con l’aria radical chic … e a chi le odia. Ognuno troverà pane per i propri denti.

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Mostra Palazzo Reale – Enrico Baj “Funerale di Pinelli”

 

Milano invasa dall’aria calda … così come Roma o Venezia lo sono di turisti. E in una pausa, calda e carnale, decido di andare nascondermi dall’invasione di afa e di odori, nel Palazzo Reale, accanto al Duomo.

Le locandine invitano, gratuitamente, alla mostra sugli anni ’70 che il Comune di Milano ha allestito nelle sale di Palazzo Reale. Rispondo all’invito e percorro le stanze dove mi assale un freddo intenso, non dovuto all’aria condizionata gelida, ma alle foto in bianco e nero che sembrano dichiarare la mancanza di colori che ha segnato gli anni di piombo a Milano e in Italia.
Talvolta degli sprazzi di rosso o grigio acceso, penso dovute ad eccedenze di rotative.
Arrabbiati, sdegnati, urlanti eppure sempre insieme, folle di ragazzi e ragazze, perlopiù giovani, affolano le pareti delle sale. Collettivi e bandiere rosse, pietre e manganelli. Tutto appesa alle pareti di stanze vuote. Sono sola.
E penso che questo ci hanno lasciato gli anni ’70, una grande solitudine.
Un senso di imcompiuto che mi avvolge e mi trascina fino all’ingresso della Sala delle Cariatidi. BUIA.
La vista si orienta e focalizza la luce nel fondo della sala. 30, 40 metri da percorrere e a lato, illuminate dal basso, statue, per la maggior parte, antromorfe che gridano silenziosamente il loro diritto ad un possente restauro. Sensazione di antro di inferi.
E la vista si riprende ciò che è suo e si adegua catturando per primi i flash rossi e verdi degli automi poliziotti. E fisso con paura gli occhi a forma di rotella, di ingranaggio. Occhi senza vita. Senza cervello. Senza cuore.
Nel mezzo, la figura di Pinelli, che come un novello cittadino di Guernica, cade. A testa in giù. E muore.
Allora Enrico Baj, magistrale autore dell’opera, affianca a colui che cade un insieme di figure, sgomente e attonite. Umane. Persone a destra. Automi a sinistra. E giù, piangenti, le vittime più vittime dell’innocente. Sole e divise, due bimbe ed una moglie piangono straziate la perdita del loro papà e marito.
La potenza di questo messaggio, l’unico che arriva, oggi in quest’epoca di individualismo, mi annienta e nell’immensa sala, con un guardiano seduto all’altro capo della stanza ed intento a giocare con lo smartphone, mi ritrovo a piangere al funerale di un uomo che non ho neanche conosciuto.

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I have a dream! ( questo è il post che vorrei pubblicare post elezioni 2013)

Il PD ha paura del nuovo che avanza? Il PD non sa se è meglio perderle o vincerle le elezioni? Il PD non riesce a scegliere se tutelare gli interessi e i bisogni di nuovi elettori o se continuare a proteggere gli interessi dei vecchi elettori, che però prima o poi finiranno? Il PD non vuole perdere la vecchia dirigenza e non sa se vuole arruolare le nuove facce?

Queste domande ce le ponevamo solamente qualche mese fa, nel maggio 2012.

Adesso sappiamo che il PD ha trovato il coraggio di esprimere delle liste composte da donne ( 73%) e giovani sotto i 28 anni ( 27%) ed ha vinto, anzi no ha stravinto!, dappertutto in Italia.

Non c’è nessun partito, movimento o lega qualsiasi che abbia potuto competere davanti a tanta novità.

L’Italia rosa e giovane può, adesso, ripartire e crescere. E soprattuto sperare in un futuro migliore!

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Le giornate senza memoria

 

Quando la memoria va
si apre su un panorama
si ferma su un odore
si esalta su un’emozione.

Mai scoverà
il nulla delle giornate normali
una sull’altra avvinghiate
indistingubili una dall’altra.

E più si ammonticchiano
più si somigliano.
E più diventano
più se ne perdono.

I ricordi, il tempo vanno
lasciando solamente
una grande spossatezza di membra
ed un’insensata voglia di piangere.

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Film: The help …

THE HELP

Per chi non l’avesse ancora visto … consiglio  di vedere  “The Help” . Ne vale veramente la pena!

Bellissima ambientazione inizio anni ’60 in una piccola città del profondo sud USA – Mississippi.

Storia intensa di tante donne che si dipana leggera e ritmica ( pochi uomini in questo film! e tutti dileguanti!) tra razzismo verso i “negri” e voglia di riscatto femminile. Con la nota di sottofondo che risuona e suggerisce che  le barriere invisibili si infrangono meglio se siamo unite.

La scena più bella, quella del taglio e assaggio ( ma è più un ingozzamento) della torta al cioccolato di Minnie  … che chiunque di noi, in qualsiasi parte del mondo e del tempo sia nato, vorrebbe  far assaggiare a qualcuno che ci aggrada particolarmente  … senza dimenticare che per una donna di colore, quel gesto, poteva costare caro, molto caro.

Il coraggio, come è ben detto nel film, non è non aver paura ma battere la paura che tutti proviamo in nome dei valori che fanno sì che ci possiamo chiamare umani, a dispetto di ogni tempo e di ogni luogo.

Buona visione.

 

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Articolo 18 …

Chi mi spiega perchè e come ( più il come, in effetti) la modifica voluta dal Governo Monti all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che permette i licenziamenti da parte delle aziende per motivi economici dovrebbe AUMENTARE i posti di lavoro e far decollare la cresc ita economica del paese?

 

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