Libro: PIZZA MUSSOLINI di Marilena Umuhoza Delli

Siamo anime scisse dallo stesso corpo.

Derubate della nostra storia

unite dalla razza e dal dolore.

Strega tu, “negra” io!

E’ arrivato un nuovo libro di Marilena Umuhoza Delli: PIZZA MUSSOLINI.

Libro crudo, feroce, diretto e soprattutto fatto di carne e dolore. Necessario, oggi!

Due storie si intrecciano dall’Africa all’Europa attraverso due sorelle che non sanno una dell’esistenza dell’altra. Una sorella ha la pelle troppo nera e l’altra è troppo bianca. Una è “negra”, l’altra è una strega.
La vita di entrambe segnata da pesanti pregiudizi e gravi episodi di razzismo che spesso le lasceranno attonite e senza forze. Eppure, in una società che sistematicamente scarta chi è diverso in qualche modo da chi è considerato il canone della “normalità”. Chi non è bianco in un posto di bianchi, chi non è nero in un posto di neri.

La vita speculare delle due sorelle continua e ferocemente, tra pregiudizi, razzismi, lotte per affermare ciascuna il proprio diritto all’esistenza, va avanti fino a che non accade! Scoprono l’esistenza una dell’altra e soprattutto si riconoscono.

Il riconoscersi, avere rappresentazione senza pregiudizi, essere visti con uno sguardo che non sia solo verticale sono alcuni dei temi fondamentali delle opere di Marilena Umuhoza Delli. 

L’INTERSEZIONALITA’, il sovrapporsi di vari pregiudizi che si intersecano e si accalcano su delle persone aumentando lo stigma sociale nel quale si vive nelle nostre società. Società dominate da bianchi, generalmente uomini, ricchi, anziani.
Forse dovremmo riflettere di più e meglio su quanto poco siano rappresentate tutte le persone che abitano il nostro paese e che sono parte integrante e positiva della società.

Leggete il libro di Marilena e quando potete ascoltate i suoi podcast che trovate qua: RADIO RADICALE

Cliccate qui per vedere l’incontro con l’autrice: VIDEO

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Libro: IN CAMPO LA VITA SPARISCE di Loris Caruso

Maradona è meglio e Pelè …

Il ritornello della mia infanzia. Il ritornello di una città intera. Il ritornello del Sud Italia dimenticato. Poi il ritornello di tutti i Sud del mondo.

Maradona il protagonista indiscusso di una stagione di successi calcistici planetari. Un ragazzo povero, mezzo indio, che arriva col pallone attaccato al corpo come una propaggine naturale da uno dei paesi più poveri del SudAmerica funestato da instabilità politica e dittatura militare.

La prima parte del libro di Loris Caruso scopre quella parte della vita di Maradona, forse ancor oggi la meno conosciuta. La famiglia, i riti quasi sciamanici, la fede popolare nella Madonna che sempre lo proteggerà attraverso l’intercessione di Tota, la madre che lo venera sin dalla nascita.

E poi c’è il genio del pallone, l’atleta con un corpo non canonico stravolge ogni campo dove mette piede, partendo dal campetto polveroso dei Cebollitas fino al Mondiale del Messico vinto nel’86 con la sua Argentina. E poi il primo scudetto del Napoli, la Supercoppa, la Chiampions League.

La fama! Quella va pure oltre le vittorie. La fama mondiale! Tutti lo amano quando si avvicina al pallone. Anche chi non ce l’ha in squadra, lo ammira! Non è possibile fare altrimenti.

E poi c’è l’uomo, anzi il ragazzino perché forse Maradona uomo maturo nella sua vita mortale non lo diventerà mai. I vizi, le intemperanze, gli abusi, gli amori, gli odi, il clan, il circo che lo circonda, la solitudine, l’amore per Claudia la moglie, l’unica.

IN CAMPO LA VITA SPARISCE è un libro da leggere come un romanzo, appassionante e unico, che indaga la vita del genio e dell’uomo.
Interpreta quello che lui è stato e continua ad essere per milioni di persone che più che riscatto avevano ed hanno bisogno di una rappresentazione.

Per Napoli è anche qualcosa in più. Riscatto, rappresentazione e per la prima volta accettazione. Con la città partenopea la compenetrazione è unica. Maradona non giudica i napoletani, non ci sono pregiudizi, né preconcetti. Anzi Napoli diventa la città ideale. Lui lì si sente idolatrato e compreso. In certi vicoli si sente a casa.

E la città ricambia non giudica, lo capisce, sa cosa vuol dire essere sempre all’ultimo posto, esser considerato mai all’altezza, sempre diverso, sempre inferiori a chi sta al Nord, a chi ha il comando, a chi è ricco.

Una città che saprebbe anche come fare per “emanciparsi” ma che non lo fa perché questo significherebbe perdere la propria identità e perché in fondo coltiva un dubbio che non può dire ad alta voce e che Maradona incarna e capisce: Ma siamo sicuri che se diventiamo ricchi come quelli del Nord (Napoli) o perfetti, educati e integrati come Platini, tanto per citarne uno (Maradona) poi saremo più felici?

Felicità terrena, duratura, frammentata, eterna, intima, privata o pubblica si gioca la vita di questo genio assoluto del calcio e della generosa empatia umana.

Consiglio questo libro a chiunque ami il calcio e la vita in generale.

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The Good Mothers

The Good Mothers – Le donne che hanno sfidato la ‘ndrangheta – Serie TV su Disney+

La serie THE GOOD MOTHERS è bellissima. Feroce, dolorosa e bellissima. Guardatela se potete, guardatela quando potete. Vale la pena.

Le storie che si alternano sullo schermo sono quelle di 3 pentite di ‘ndrangheta. Donne. Donne che si ribellano a contesti di violenza, fisica e psicologica, e cercano vie di fuga.

La storia di Lea Garofalo e di sua figlia Denise è oggi l’emblema della possibilità di liberarsi dalle spire di una famiglia di ‘ndrangheta. Lea non ce l’ha fatta, ma ha aperto la porta attraverso cui sua figlia Denise ha trovato la libertà. Le altre due donne che animano la serie si conoscono e sono amiche d’infanzia. Giuseppina Pesce vive oggi in una località protetta con i tre figli, purtroppo all’altra, Cetta Cacciola, non è toccata la stessa sorte.  Non mi dilungo molto sulle storie personali, su qualsiasi pagina web o di giornale potete leggere tutto quello che riguarda le loro vicende.

La narrazione della serie, invece, nelle quali si inserisce anche quella della PM Anna Colace, (personaggio narrativo che in realtà ripercorre le indagini della PM che si è occupata dei casi Garofalo e Pesce) partendo dalle vicende delle donne allarga l’inquadratura è mostra quanto sia difficile e complesso “uscire” da una famiglia di ‘ndragheta. C’è una sorta di sopraffazione psicologica che viene esercitata anche su bambine e bambini piccoli e che continua per tutta la vita, anche quando si è lontani, anche quando non si hanno ruoli nelle attività criminose.

Questa storia al femminile e del femminile offre però una speranza, c’è un’incrinatura che una PM intuisce e dalla quale cerca di svelare, rompere quel muro che tiene tutte e  tutti segregati in un mondo senza speranze. Una via d’uscita c’è, difficile e durissima, ma c’è. Il coraggio di queste donne farà il resto.

Non ci sono eroine o eroi in questa serie. Non ci sono morti ammazzati “a gratis”. Non ci sono mitizzazioni di ruoli. Non c’è l’effetto Gomorra che esalta linguaggi e atteggiamenti violenti. Non ci sono spiegazioni nè giustificazioni di logiche violente.

Ci sono donne che si appellano all’unica forma d’amore che conoscono, l’unica della quale possono disporre. C’è il coraggio e la responsabilità su coloro che non hanno neanche deciso di mettere al mondo. I figli.

C’è probabilmente anche la chiave per riuscire a pensare che se le condizioni sociali, economiche, lavorative aiutano le donne, specie quelle che si trovano a vivere in condizioni svantaggiate, la società nella quale tutti viviamo può essere migliore. E questo vale anche e soprattutto per arginare, sconfiggere le organizzazioni criminali, perché le madri non sacrificano la vita dei figli se hanno un briciolo di scelta.

Che una narrazione così chiara sia dovuta arrivare a noi attraverso un libro scritto da un autore inglese, Alex Perry, non tradotto ancora in italiano (almeno io non l’ho trovato) e attraverso gli occhi di un regista, Julian Jarrold, sempre inglese, è suggestivo e offre tanti spunti di riflessione. Non ultimo il fatto che la narrazione italiana dei fatti criminosi è chiusa in una sorta di novella dei “buoni e cattivi”, maschi in entrambi i casi, che non apre ad altre forme di racconto e di conoscenza. E ovviamente preclude così tante soluzioni, tante vie d’uscite possibili. 

Infine la recitazione delle attrice e degli attori, italiani quasi tutti, è semplicemente STREPITOSA. Non sono neanche riuscita a scegliere chi è più brava o bravo perché veramente sono tutti a livelli altissimi.

Guardatela se potete, guardatela quando potete. Vale la pena.

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Libro: Rossoanice di Grazia Previato

Solo da questo istante inizio a capire il discorso del contadino: ho fatto sesso tante volte ma con nessuna donna con la quale sono stato, ho vissuto quello che ho provato questa sera con lei (…)

Mi ha insegnato ad ascoltare e a dare (…) Forse amare, è questo.

Olivier, il protagonista di Rossoanice, è un ebanista che da Parigi arriva in Toscana, per un lavoro in una prestigiosa villa immersa in dolci e verdi colline della bassa. L’incontro con Fernanda, proprietaria della villa, elegante, schiva, bellissima e dall’età indefinibile costituirà una svolta nella sua vita. Non quella che ci potrebbe aspettare da un donnaiolo incallito e impudente qual lui è. Sarà altro perché dal lavoro in villa si azionano una serie di incontri e di viaggi che metteranno in crisi l’eterno ragazzo che finalmente, messo davanti a sé stesso, sarà costretto a diventare finalmente adulto. Il segreto che sarà svelato alla fine scioglierà gli altri nodi che percorrono il romanzo e che fanno sì che fino all’ultimo si debba restare attaccati alle pagine.

Ho amato i personaggi del libro, in particolare Olivier che da buon guascone è spaccone e fanciullesco e allo stesso tempo mi ha fatto rabbia per la spavalderia immatura che lo caratterizza. Poi Fernanda e gli abitanti della villa, le donne di Olivier e quel segreto che apre un antico scrigno. Ma non dirò di più. Il libro è da leggere.

Possibilmente su un meraviglioso leggio di legno che di tanto in tanto sarà da carezzare con la mano per riprovare le sensazioni che Olivier sa suscitare.

Sempre di Grazia Previato, voglio anche ricordare il libro UN PETTIROSSO PER GIOCO 

Libri perfetti per un’estate di letture

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Per una quasi amica e forse anche di più

Il lutto è un dolore che ti assale quando si perde una persona cara. Una persona cara è quella con la quale hai prossimità fisica o spirituale o entrambe. Quel qualcuno con cui hai fatto un pezzo di cammino di vita, con il quale hai immaginato futuri possibili o solamente una parte delle tue radici.

Se leggo tutto questo però mi sfugge perché io mi senta a lutto per la perdita di Annalucia Lomunno.

Certo l’ho incontrata personalmente e ci siamo scambiate qualche battuta e qualche sorriso. Certo ci siamo scritte messaggi affettuosi e di stima e, se ricordo bene, anche qualche consiglio di lettura.

Ma basta tutto questo a giustificare la tristezza che mi ha colto fa qualche giorno?

Senza togliere l’ingiustizia estrema che caratterizza la morte prematura di una donna nel pieno degli anni strappata alla famiglia all’improvviso, cosa mi ha colpito?

Ho cercato una risposta allora nell’unico posto dove la voce sua era un’eco unico e particolare. Nei suoi racconti e nei si libri.

Ho preso a caso un po’ di riviste e ho riletto le storie di Annalucia ed eccola qua , materializzata davanti a me. Quel tono ironico, quel gusto dei particolari, quella fantasia inalterata negli anni. Certe ambientazioni roventi di passione, donne piene di sensualità che sanno scegliere, lacci e tradizioni che legano dei quali però si coglie la parte buona sempre. Gialli e noir al femminile.

Allora ho compreso il perché, lei aveva disegnato con la sua penna mondi nei quali mi sono persa e ritrovata senza che neanche me ne accorgessi. Il tempo di lettura di un suo racconto diventava così il tempo di una fuga e, così, anche di evasione. Pura. Il ritorno indolore. I suoi libri voci fuori dal coro con uno stile che non somiglia e che probabilmente non somiglierã a nessun altro.

Quando si perde una scrittrice che con così tanto garbo usava la sua arte, tanto da farla sembrare estremamente semplice, tutti noi lettori e il mondo della cultura, che forse l’ha snobbata ingiustamente, ci rimettiamo. Pensate a quanto avrebbe potuto ancora scrivere, inventare! Quanti personaggi rimarranno per sempre nell’ombra!

Abbiamo perso un po’ tutti e, avendo avuto la fortuna immeritata di condividere pensieri e qualche pagina di Confidenze sento di aver perso anche di più.

Buon viaggio Annalucia 💔🌹💔🌹💔🌹💔🌹

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Libro: MAMMA PER CENA di SHALOM AUSLANDER

Siamo sopravvissuti a qualunque cosa, tranne alla libertà! (…) Guerra, odio, violenza, oppressione: tutte queste cose messe insieme non ci hanno mai fatto ciò che ci fanno Coca-Cola, Disney e Burger King.

Se amate i libri cattivi, ironici, dissacranti, sarcastici e via dicendo allora questo è il libro che fa per voi.

L’ho amato fin dalla prime righe. La scrittura di Shalom Auslander è un concentrato di intelligenza perfida e ribelle che sa andare oltre qualsiasi schema, anche quelli più tradizionalisti. E cosa c’è di più tradizionale, di più viscerale della propria madre?

Ed è qui che l’autore colpisce. In una New York attuale vivono, tra milioni di altre persone confluite nella metropoli da tutto il mondo, anche gli ultimi rappresentanti di Can Am (cannibali americani) che cercano di mantenere intatte le proprie tradizioni esercitando l’estremo atto rituale di mangiare non appena morti i simili della propria famiglia. Settimo, voce narrante, è appunto Settimo figlio e deve obbedire a sua madre che nell’estremo saluto ha chiesto a lui e a tutti i suoi figli (13 ) di essere mangiata.

Settimo che per tutta la vita ha cercato di allontanarsi dall’influenza materna e dalle tradizioni della famiglia che lo hanno strangolato, insieme ai suoi fratelli e a sua sorella, impegnati in altre vite altrettanto faticose e fuggitive, devono scegliere se seguire le tradizioni o provare a spezzarle .

La lettura di questo libro è un viaggio che vale la pena per capire quanto siamo strangolati e cannibali a nostra volta, quanto siamo disposti a perdere di noi stessi pur di essere conformi e quanto costi l’essere semplicemente altro rispetto alle nostre radici.

Buona lettura

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Il brodo

Quando ho sentito queste due notizie:

  • un’imprenditrice (non scrivo apposta il nome) che dichiara che assume solo donne anta così non hanno problemi di figli e lavorano h24  (per la cronaca io ho avuta la seconda figlia che ero già anta)
  • al raduno degli alpini ci sono state molestie verbali e pratiche (mani su fondoschiena ecc. )

la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: beh … che novità!

Sull’imprenditrice poco da aggiungere, ho pensato. Lei lo dice, gli altri lo fanno. Scandalizzarsi come se fossimo nel mondo perfetto che concede alle donne che lavorano le stesse opportunità che offre agli uomini che lavorano mi è sembrato troppo. La polemica che ne è seguita sui social e sui giornali dava, per la maggior parte, colpa alla supposta imprenditrice e basta. Eliminata lei, sembra capire, il mondo del lavoro torna ad essere il paradiso in terra per le donne.

Sugli Alpini, sulla goliardia, sul linguaggio volgare e sessista, sulle manate sul culo o gli apprezzamenti non richiesti, sui gruppi di maschi che da bravi padri di famiglia si trasformano in ubriachi maniaci è stato detto molto. Alcuni interventi, in realtà sempre delle stesse donne battagliere e indomite ( per fortuna nostra esistono ) hanno alzato il velo, ma nella grande maggior parte il tutto è stato digerito e inghiottito senza particolare sforzo. Le altre solite donne del PD si sono azzuffate ( da sole ovviamente perchè gli uomini di qualsiasi parte politica siano per questioni di tette non si scontrano ) ma alla fine pure una parte di esse si sono trovate a definire il tutto “un’esagerazione”. Sono seguite delle dimissioni ma l’idea è rimasta.

E tornando al mio primo pensiero, adesso che ho avuto tempo e modo di rifletterci MI SONO INCAZZATA.

Il problema è che mi sono arrabbiata dopo. E’ questo è la cosa peggiore di tutte. Peggio dell’imprenditrice sessista e probabilmente in cerca di visibilità. Peggio di una branco di omunicoli mezzi ubriachi, mezzi esaltati che pensano che dire ad una donna che ha un bel culo e propinargli le posizioni tecniche dei loro amplessi sia galanteria.

I fatto è che uomini e donne, certo anche gli uomini perché tanto da sole non raggiungeremo nessun traguardo degno di questo nome, ci saremmo dovuti incazzare subito e metterci a urlare tutti insieme perché nel 2022 considerare la metà della popolazione “solo carne da consumare” o peggio ancora “cittadini di serie B, forse anche C o D in taluni casi, è semplicemente ABERRANTE.

Ma così non è stato!

I due fatti citati sono lo specchio di quello che siamo come società. Il brodo caldo dei miei pensieri affoga quello che semplicemente in una società moderna e democratica  dovrebbe essere normale. Ma così non è. E io con le mie arrabbiature fuori tempo ne sono parte integrante di questo paese che giudica normale appellare le donne per strada e farle lavorare quando  gli pare, se gli pare e questo mi fa incazzare ancora di più.

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Libro: Il vento conservatore di Giorgia Serughetti

Se il momento storico vissuto nel gennaio 2020 a Capitol Hill fosse riducibile ad una sola foto,

la didascaliaCapture più adatta che potrebbe accompagnarla sarebbe il titolo del libro: Il populismo di destra che attacca la democrazia.

 

Ho avuto l’onore e il piacere di poter discorrere con la Professoressa Giorgia Serughetti per il progetto NON SOLO PAROLE, l’Antimafia nelle nostre mani il 23 Febbraio 22, a questo link potete vedere:

INCONTRO ONLINE 

Il saggio IL VENTO CONSERVATORE è un libro da leggere per comprendere il periodo storico nel quale viviamo e, come tutti i buoni libri, fa nascere più domande di quante risposte offra.

Ecco quelle che io ho posto alla Prof.

  1. Cos’è il populismo?
  2. I governanti populisti suggeriscono frasi stigmatizzate, dirette che danno una visione semplice di problemi complessi, sempre attraverso gli occhi di un “nemico da trovare” che sia altro da noi. Come se semplificando togliessero la paura del futuro che ci attanaglia , anzi mi capita di avere la sensazione che anche emergenze presunte siano imbastite proprio per mantenere viva questa sorta ci “controllo” e di supervisione. Messaggio “tranquillo che ci sono io , qualsiasi cosa accada”. La comunicazione social dei leader di destra di questi gironi è paradigmatica. Quanto è pericoloso il Populismo di destra?
  3. C’è nel libro una frase che ho sottolineato “L’ossessione della politica del XXI secolo si chiama “identità”. Ce ne parla?
  4. I Leader populisti citati nel libro sono  Donald Trump, Viktor Orban, Jaroslaw Kaczynski, Jair Bolsonaro, Recep Tayyip Erdogan, Marine Le Pen e in Italia due leader Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ne parliamo?
  5. Putin? E’ sovranista? La sua politica della Russia che si riappropria dei territori che sono considerati nella sua sfera “culturale” seppur in altri stati sovrani, si può definire populista?
  6. Inclusione democratica dicotomia esclusione di parti della società. Come se i populisti adottassero un “noi” parziale che non comprendi tutti ma solo parti della società nella quale si riconoscono. Dal libro leggo “i populisti non elaborano però letture di classe. Né offrono ricette distributive contro la crescita delle diseguaglianze “. Quindi Inclusione democratica lascia il posto ad una chiusura antiliberale seppur non antiliberista. Ci spiega questo concetto?
  7. Perché la politica di Destra ha successo in questo momento ? La paura domina i nostri orientamenti politici?
  8. Cosa abbiamo imparato dalla “lezione della pandemia”?

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BUONA LETTURA con l’augurio di ricevere risposte e soprattutto di porvi tante domande.

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Libro: Corpi Minori di Jonathan Bazzi

… ma il fatto di voler bene a qualcuno dice davvero qualcosa sulla capacità di proteggerlo?

 

Quando ti innamori ti si centuplicano le forze e insieme rischi il collasso, hai dei giri armonici bellissimi installati nella camera timpanica: bellissimi e poi, a tratti, angoscianti(…)

 

L’integrità non ci è indispensabile, restiamo vivi anche a brandelli (…)

3 NOTTI. Questo il tempo nel quale ho divorato l’ultimo libro di Jonathan Bazzi. Corpi minori è stato per me una sorta di catarsi.

E’ stato chiaro sin dalle prime righe che sarebbe stato urticante, che avrei dovuto mettermi a nudo per leggerlo (non ci si spoglia solo quando si scrive) e che non mi sarebbe piaciuto tutto quello che mi avrebbe tirato fuori dal cassetto delle “cianfrusaglie da nascondere” che ho nel retrocanio e che faccio finta non esista per tutto il tempo dell’esistenza diurna.  Poi, però, c’è l’altra, quel pezzo di vita notturna nella quale i vincoli sociali si allentano, si resta di fronte a sè e per un po’ ci si può dire anche la verità, che tanto nessuno ascolta e pertanto nessuno giudica, e che tanto avere paura non serve, diventa un vezzo perché nell’ombra è chiaro che tutto è terrorizzante.

Notte 1La più lunga. Il protagonista vive nella periferia geografica di Milano, ma è ai margini anche di tutto il resto. E’ l’antitesi del bullo, sa che vuole andar via e sa che vuole stare al centro, il resto gli è oscuro. Qualsiasi cosa va bene per provare a stare altrove da dov’è nato. La bellezza dell’asino, indulgenza plenaria con la quale si perdonano i peccati di gioventù, a lui non si applica. Lui divora quello che trova lungo la strada con spavalda strafottenza e, nel turbinio di mille progetti che rincorre, lascia andare tutto per disaffezione. E’ feroce questa notte perché costruirsi al di fuori di quello che tutti gli altri ti hanno già confezionato addosso è tra le distanze più difficili da percorrere. I dieci chilometri scarsi che dividono Milano Centro da Rozzano sono infiniti.

Notte 2 – La più bella. E poi per tutti arriva un momento nel quale ci si può abbandonare ai sogni. Fosse solo per pochi momenti. Il protagonista trova negli occhi di un altro ragazzo inaspettatamente la luce che nemmeno sapeva di stare cercando. Lo coglie lo stupore e la vita sembra avere un senso. Due contro uno funziona meglio. Se il centro resta ancora un’utopia, l’idea di sfiorarlo di tanto in tanto inizia a presentarsi. L’amore salva anche da se stessi?. Non c’è notte che non finisca e quelle d’amore vanno velocissime. Con l’arrivo del giorno bisogna di nuovo tornare coi piedi per terra.

Notte 3 – La più dolorosa. Come si fa ad amare per sempre? Quanta distanza è necessaria percorrere per trovare la giusta distanza dall’altro? Quella distanza che ti permetta di sentirne il calore senza restarne però bruciato? Il centro dell’amore esiste? Quanti margini ci portiamo con noi anche se siamo arrivati esattamente dove neanche avevamo osato immaginare? La paura che suggestiona ogni azione, la scaramanzia dei gesti. Il non sentire più amore è la più diabolica forma di protezione che agiamo per difenderci dalla nostra stessa vita.

Quanto il libro possa essere ispirazione o diario di vita vissuta, sinceramente a me importa poco. In questo libro ogni piano ha un suo opposto e mi sono ritrovata nei momenti di passaggio, quelli meno illuminati, quelli più occultati. Un libro che riesce a far luce sull’anima non sempre bella degli essere umani, senza concessioni, senza fronzoli, senza pudore.

Corpi Minori

 

 

 

 

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Papa Francesco in diretta su Rai3 da Fabio Fazio

Una parola a favore che includesse le DONNE non è stata detta da Papa Francesco.

NON UNA SOLA PAROLA

Ero davanti alla TV con grande trepidazione, avevo voglia di sentire Papa Francesco, avevo voglia di ascoltare parole di speranza dal capo della Cristianità che è il Pontefice della Chiesa cattolica ma è anche il rappresentante del sistema culturale nel quale viviamo.

Ecco quando ha detto la parola donna, l’ha fatto per dire che “i capi guardano le donne dall’alto in basso per far pesare il loro potere” … vabbè la volontà femminile non pervenuta ma ho pensato che fosse, speravo potesse essere, solo un problema di esprimersi in una lingua diversa dalla propria.

Ho atteso ancora. Invano.

Parole per le donne non ne sono arrivate, se non come componenti ancellari della vita degli uomini.

Sono i padri di famiglia disperati perché non si è arriva a fine mese ( e qua ho pensato che fosse folle perché nessuna statistica sostiene una cosa del genere, le famiglie più povere si reggono sulla microeconomia femminile).

I figli si rivolgono ai padri per rivolgere le proprie domande sulla vita, i perché ( e qua mi sono incazzata profondamente perché l’educazione dei figli nei casi buoni e progressisti, che sono pochi, è demandata e gestita da entrambi i genitori o da chi c’è a prendersi cura dei bambini e dei figli. Non esistono altri genitori dai padri. Non esistono le madri. Non esistono altri tipo di amore e di genitori verso i figli.

E per chi ha voglia di ascoltare l’intervento, sono certa che si troveranno altri spunti di riflessione sui quali si può discutere e approfondire. Ma una cosa  certa.

Papa Francesco NON HA SPESO UNA PAROLA A FAVORE DELLE DONNE. NON UNA PAROLA.

E questo è molto triste, retrogrado, e profondamente ingiusto. Anche per la rivoluzionaria chiesa, così come la definiscono oggi quelli che la sostengono.

Non c’è rivoluzione che tenga fintanto che metà della popolazione non viene considerata degna di essere considerata.

Hai voglia di fare discorsi, interventi, scrivere libri ecc.ecc.ecc. fintanto che non ci liberiamo di questa mentalità che non tiene conto delle donne , saremo sempre al palo.

 

 

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