Libri: Io non sono ipocondriaca di Giusella De Maria

Istruzioni per la lettura: sconsigliato agli ipocondriaci 🙂

Probabilmente sono stata attratta dal titolo perchè come tutti sanno corrisponde alla prima affermazione che gli ipocondriaci pronunciano e cioè: IO NON SONO IPOCONDRIACA o IPOCONDRIACO.

La protagonista del libro la pronuncia ad ogni piè sospinto, ovviamente, e insieme alle parole dette scattano quelle non dette, quelle che minano tutti i pensieri di chi è costantemente concentrato a sentire se il suo fisico funziona o, in un qualsiasi momento della giornata e pure della nottata, non funziona più.

Mi ha fatto ridere questo libro, a tratti nella prima parte mi sono proprio divertita a seguire le nevrosi di NIna, persa tra tutti i vari farmaci da banco di cui è un’assidua consumatrice. Come sempre assiduo è il suo frequentare le farmacie, negozi pieni di balocchi e di risposte pronte per chi non riesce a liberarsi del pensiero di mali incombenti.
Il romanzo, nella seconda parte, ahimè, diventa un rosa troppo shocking e me ne dispiace perchè ho avuto la sensazione che il libro fosse da chiudere in fretta e la virata verso il lieto fine, troppo scontato. Peccato perchè la pena dell’autrice è molto piacevole.
Nonostante la seconda parte però, vale la pena leggerlo perchè ho trovato un’ironia leggera e una descrizione della nevrosi davvero precisa ed esilarante.

Buona lettura.

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4w4i – Digital Lab: Un anno di letture al femminile

2020: Un anno di letture… solo al femminile

All’inizio di gennaio 2020, ho preso un impegno con me stessa e con i miei
“amici social”: avrei letto esclustivamente libri di autrici. E’ stata una ricerca
non sempre semplice, con tante conferme e qualche sorpresa. Mi sono mancati
gli autori “maschi”? Cosa ho scoperto nel mondo dei “libri” al femminile?
l’imprevisto lockdown ha marginalizzato o esaltato la letteratura delle donne?

Cliccate Qui potete trovare il video da vedere 🙂

Buona Visione

 

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Libri : La vita immortale di Henrietta Lacks di Rebecca Skloot

Le cellule HeLa (chiamate anche Hela o hela) sono cellule tumorali immortalizzate altamente stabilizzate, molto utilizzate nella ricerca scientifica. Questa linea cellulare è stata isolata da un cancro della cervice uterina di Henrietta Lacks (dal cui nome deriva quello delle cellule), che morì di questo cancro nel 1951 (da Wikipedia).

Se questo incipit vi ha colpito, allora proseguite perchè quello che leggerete nel libro di Rebecca Skloot è molto più sorprerdente di quanto si possa immaginare.
Insieme alla lettura del libro, vi consiglio con forza la visione del film che ne è stato tratto, la cui protagonista è una strepitosa Oprah Winfrey. La realtà della storia di Henrietta e delle sue cellule è straordinaria.

La ricerca scientifica attuale deve moltissimo alle cellule HeLa, quindi tutti noi dobbiamo essere grati perchè se alcune malattie che oggi sono sotto controllo (HIV, varie forme di cancro) o addirittura divelte (polio) lo dobbiamo alle scoperte effettuate con l’utilizzo di questa linea cellulare unica al mondo e praticamente “IMMORTALE”.

Ma non dobbiamo dimenticare, mai, che dietro alle cellule c’è la vita di una giovane donna di colore morta a trent’anni di cancro nel 1951. La vita dei figli di Henrietta che vivono a Baltimora (Maryland-USA) è sconvolta dalla scoperta che le cellule della propria madre sono le più utilizzate dalla scienza medica per le ricerche più svariate. La storia si complica, perchè nella vicenda si parla di etica; emerge la necessità del consenso informato; la neutralità commerciale della sperimentazione scientifica; la differenza razziale, il razzismo e la povertà. Abusi e violenze, considerati fino a poco tempo fa normali, non sono elementi di poco conto in questa storia. Anche la pazzia e come negli anni ’50 venivano trattai i malati mentali, peggio se di colore e praticamente senza famiglia, entrano di prepotenza nel libro e nel film.
La storia di Deborah, la figlia di Henrietta, e dei suoi fratelli mi ha acocmpagnato per diversi giorni e mi ha commosso profondamente. La fede, anche quella contro ogni evidenza, quasi animista, che agita i cuori di queste persone, mi ha stupito. Accompagnare Deborah nelle sue scoperte, così come ha fatto l’autrice Rebecca Skloot, è stato un bel viaggio nonostante mi sia costato fatica.
Il film è stato anche più difficile del libro …
Ma ci sono viaggi che bisogna fare, viaggi che mettono insieme scienza e anima sono necessari per ritrovare l’umanità di ciascuno di noi.

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Libri: Saghe familiari

Saghe familiari

La prossima lettura del M Arte Sana Book Club  da metà Novembre seguirà un tema diverso ( a breve segue sondaggio ), ma seppur non hanno vinto le SAGHE FAMILIARI è un tema che appassione tante di noi.

Magari lo riproporrò prossimamente.

Nel frattempo, vi volevo segnalare alcuni libri che raccontano storie di famiglie e che trovo bellissime letture per questo periodo colorato che ci aspetta. Sia che siate in zona gialla, arrancione o rossa, buona lettura.

Mille anni che sto qui   di   Mariolina Venezia 

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Mariolina Venezia è conosciuta dal grande pubblico per le divertenti vicende della giudice Imma Tataranni, ma qui vi vorrei segnalare il suo primo romanzo. La storia di una famiglia lucana che parte dall’Unità d’Italia e arriva agli anni ’70. A me è piaciuto moltissimo, in particolare ho apprezzato il racconto del brigantaggio, un evento di cui si conosce poco e di cui se ne parla ancora meno, e che ha influenzato la vita di un’intera comunità. Capire le ragioni del Mezzogiorno d’Italia significa obbligatoriamente passare su certe fasi storiche rimosse. La storia di questa famiglia vi piacerà.

 

La  famiglia Moskat   di Isaac B. Singer

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Singer è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1978. E’ un autore polacco. Di lui ho letto molto, ma la Famiglia Moskat mi è rimasta nel cuore. La storia ripercorre cinquant’anni di vita nel ghetto di Varsavia, dove viveva una folta comunità ebraica. La cultura yiddish che il libro ripercorre è stata spazzata via dai crimini nazisti e della Seconda Guerra Mondiale, ma il libro si ferma prima. Prima che tutto accadesse. E’ come stare a guardare una fotografia di un mondo che sta per scomparire e che mai più, dopo questo sguardo, si ricomporrà. Un attimo prima del disastro. Leggetelo per capire quanta ricchezza abbiamo perso nel mondo per degli ideali di morte perseguiti da tanti di noi .

La casa rossa   di   Francesca Marciano

Marciano

La storia di una vecchia masseria pugliese lasciata in eredità ad una giovane donna che sta per partire per il Nord. Le mura della masseria però non la lasciano in pace e le raccontano la storia di quattro generazioni di donne che l’hanno preceduta. Intenso e bellissimo. Alina la protagonista vi accompagnerà per mano fino all’ultimo rigo.


Forse non sono le SAGHE FAMILIARI più conosciute che ci siano, ma mi piaceva l’idea di proporre letture un po’ dimenticate che meritano ancora di essere riscoperte e vissute.
BUONA LETTURA

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Libro: Fino a qui tutto bene di Sabrina Paravicini

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: «Fino a qui tutto bene». Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio. (LA HAINE*)

Il libro di Sabrina Paravicini é un pugno alla stomaco e può essere condensato nella frase iniziale che accomapgna il film “L’odio”.

Quello che accade a Sabrina, accade ad 1 donna su 9 e il tumore al seno è la forma di cancro più diffusa nella popolazione femminile.

Eppure, nonostante questo, se ne parla ancora troppo poco.

Una mattina di febbraio 2019 arriva per lei la diagnosi: carcinoma maligno e la vita cambia.

Da qui inizia la “caduta” e ad ogni piano Sabrina ci porta con sè, ma non è come potrebbe sembrare a prima vista un diario delle cure o dei sintomi. A mano a mano che si va avanti nella lettura e si percorre con lei la strada, la parabola della caduta cambia direzione e di trasforma in un volo. Una ricerca dentro sè stessi, prima che dentro la malattia.
Scritto con grande maestria, con un linguaggio diretto e duro, Sabrina riesce a trovare la bellezza dei miracoli quotidiani e ce li offre.
Sta a noi, raccoglierli ogni giorno e avere coscienza  e consapevolezza della preziosità e dell’unicità della vita.

Leggete il lbro di Sabrina, proprio adesso, in questo periodo, e troverete una pace interiore di cui c’è grande bisogno.

Sabrina Paravicini

 

*La Haine (L‘odio ) è un film del 1995 scritto e diretto da Mathieu Kassovitz, vincitore del Premio per la miglior regia al Festival di Cannes

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Libri: Amiche per la pelle di Laila Wadia

Il libro è uscito nel 2007, edizioni E/O, ma è arrivato a mie mani solo pochi giorni fa. Non conoscevo l’autrice, ma la copertina ( ah la potenza del primo impatto con un libro … ) mi è piaciuta e ho iniziato a leggerlo.

Delizioso e delicato, mi ha conquistato ad ogni pagina. Non è un libro d’impatto, di quelli che racconntano storie pazzesche che ipnotizzano, ma che in fondo emanano un’eco di poco verosomiglianza.
Amiche per la pelle è una delle mille storie di integrazione che ogni giorno attraversano silenziose il nostro paese. Mentre ci interroghiamo se dare la cittadinanza a “cittadini” nati in Italia e più italiani di molti altri, in ogni casa ci sono famiglie che semplicemente vivono. Di che colore siano, alla fine poco importa.
Nel condominio triestino al centro del libro, si muovono vecchi italiani brontoloni, famiglie indiane e cinesi, sopravissuti della già dimenticata guerra dei Balcani degli anni ’90, albanesi della prima ondata migratoria…insomma un’umanità varia che prova ad andare avanti. E che sopratutto ci riesce.
Leggetelo perchè questo libro mette di buon umore e ricorda a tutti che essendo umani, insieme agli altri umani, stiamo bene …indipendentemente dal colore della pelle e dall’accidentale provenienza geografica natia.

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Libro: Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il Duce di Federica Seneghini

Io credo che dal lato medico nessun danno può venire nè alla linea estetica del corpo, nè allo statico degli organi addominali femminili e sessuali in ispecie, da un gioco del calcio razionalizzato  …

Ecco una parte della sentenza medica che nel 1933 autorizzò l’avvio del giuoco del calcio femminile. Siamo in piena era fascista, in una Milano in bilico tra modernità e oscurantismo. Tre sorelle e un po’ di amiche iniziano ad allenarsi per mettere su una squadra di calcio femminile.

Non scrivo molto di più sulla trama perchè non voglio togliere a nessuno il gusto di scoprire questo pezzetto di storia dello sport.
Io non lo conoscevo e mi ha affascinato molto.
La caparbietà, l’intraprendenza e il coraggio delle donne fa capolino ad ogni pagina.
Il libro è diviso in due parti. La prima romanzata e godibilissima di Federica Seneghini è da leggere tutta d’un fiato. La seconda parte, un’intervista a Marco Giano, storico dello Sport, offre una panoramica completa sul calcio femminile oggi.
Inoltre, e cosa non da poco, l’autrice ha citato le sue fonti con esatezza e dovizia di particolari, in modo che chiunque abbia voglia di approfondire può farlo agevolmente.

Leggetelo perchè la storia di tutte noi e della nostra libertà passa anche attraverso le imprese di queste giovinette.

E dulcis in fundo mi ha anche divertito molto pensare alla “rottura di scatole” che le continue lettere e la “non arrendevolezza” di queste ragazze abbia procurato ai “dirigenti sportivi maschi e forzuti” dell’era fascista.

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Libro: Quaderno proibito di Alba de Cespedes

ALLA RISCOPERTA DELLE AUTRICI DEL NOVECENTO: Alba de Cespedes

1952

Riscrivo, 1952. Anno di stampa di Quaderno proibito di Alba de Cespedes. Questo libro ha 68 anni. Pensavo di addentrarmi in una prosa antica, orpellata, in un libro che affrontava argomenti ormai vecchi, vecchissimi e invece …

Quaderno proibito, con i dovuti accorgimenti al fatto che non c’era la televisione, nè ovviamente internet e compagnia cantando, è un libro di un’attualità sconvolgente.

I sensi di colpa di Valeria, divisa tra famiglia e lavoro; la noia di un matrimonio che trova nell’ignorarsi dei coniugi l’unico motivo per andare avanti; la scelta semirivoluzionaria di una figlia nei confronti della madre; un figlio mashio adorato e incline al mammismo, se non proprio all’immaturità perenne; un tradimento mai consumato e sempre pensato che alla fine non è altro che una trappola come tante altre nella vita di Valeria. Una donna che cerca sè stessa, ma è così pressata dai pesi che si porta addosso ( imposti dalla società o da lei stessa scegliete voi) che alla fine si abbandona all’amarezza, unico sentimento che si concede di provare apertamente.

Attualissimo, ahimè lo scrivo a malincuore, perchè tutti i nodi della vita di Valeria sono ancor oggi i nodi che ogni donna deve affrontare. Ancora. Dopo 70 anni circa forse noi donne meritavamo qualcosa in più, ma spesso, e anche questo lo scrivo a malincuore, siamo ancora le più acerrime nemiche di noi stesse. Come se amarsi e desiderare qualcosa che non sia solo ed esclusivamente il ruolo che la società ci impone fosse un errore. Fosse un peccato.

Leggete Alba de Cespedes perchè è di una modernità sconcertante e perchè con una prosa semplice e diretta descrive i pregiudizi e le complicazioni che la vita  impone alle donne e che , spesso, nemmeno percepiamo per quanto siamo abituate a viverle come se fossero normalità.

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Libro: IL BAMBINO E’ IL MAESTRO (Rizzoli) di Cristina De Stefano

 

 IL BAMBINO E’ IL MAESTRO

Ho incontrato questo libro, qualche settimana fa, leggendo la recensione di Paolo Di Stefano su LaLettura. Non conoscevo l’autrice e mi è sembrata una buona occasione per leggerla e allo stesso tempo per conoscere anche Maria Montessori, la protagonista di questa biografia, della quale in effetti sapevo poco, molto poco.

Le biografie sono le letture che mi accompagnano quando sono in crisi di idee, quando sono davanti a degli ostacoli che mi paiono insuperabili oppure quando mi sembra che tutto il mondo mi remi contro. Di solito, per risvegliarmi dal torpore, leggo la vita di qualcuno che ha fatto cose eccezionali, se è una donna è meglio. Mi rilassa e mi rincuora sapere che anche persone di spessore hanno avuto problemi, incidenti di percorso, fraintendimenti quando non veri e propri ostracismi alle imprese che portavano avanti. Allora mi sono immersa nella lettura in questo momento di Fase 2 o 3 post picco pandemia e, ancora una volta, non sono stata delusa.

Maria Montessori, così come emerge dal libro della De Stefano, è una donna complessa con una visione che l’ha accompagna per tutta la vita che però le costerà un prezzo carissimo in termini privati. Una donna che per realizzare la sua visione non esita a chiedere a chiunque le possa dare una mano economica; che scrive e dialoga con Mussolini e con esponenti dei governi europei delle più diverse estrazioni politiche, senza remore e senza pregiudizi politici; che passa attraverso due guerre mondiali e persegue le sue idee fino all’ultimo istante di vita. Un genio, anzi meglio, una donna talentuosa con una visione di futuro che somiglia molto ad una missione e che pone al centro del futuro degli uomini il bambino. E come tutti i geni, è anche una persona complicata, collerica e in certi momenti poco trattabile, spesso impaurita dagli altri proprio quando le sue idee si stanno per trasformare in qualcosa che va oltre lei. Forse questo il suo limite più grande, il non aver saputo vedere che anche altre persone avrebbero potuto rendere grandi le sue idee. Ma bisogna sempre collocare bene le persone nel tempo di vita nel quale si sono trovate ad operare e Maria Montessori in questo non fa eccezioni. E’ una donna che aveva bisogno di soldi per essere indipendente e non voleva farlo attraverso i soldi di un marito che non ha mai voluto. Un figlio sì, però. Ma non scrivo di più perchè mi piacerebbe che leggendo il libro ciascuno si possa fare un’idea propria su questo argomento. Io sono del parere che si sceglie quando si ha una scelta, Maria Montessori non ne aveva di scelte e ha cercato di fare del suo meglio per essere madre.

Sulle sue teorie che oggi sono abbondantemente riconosciute come base della pedagogia e che in diversi frangenti hanno anticipato di decenni studi che adesso la scienza inizia ad approcciare, credo che dobbiamo solo riconoscere la grande intelligenza e forza della Montessori.

Cito solo questa sua frase che fa parte di un suo discorso e che trovo illuminante proprio oggi alla luce dei tempi che viviamo:

Bisogna essere attenti contro l’eccesso di stimoli per i bambini, perché troppo materiale ( ndr troppi giochi, troppo da fare) può confondere…

E chiudo con una sua frase che ha fatto epoca. Alla domanda fattale su dove si sentisse a casa, a seguito dei suoi tanti viaggi e spostamenti, lei risponde:

Il mio Paese è una stella che ruota intorno al sole e si chiama Terra.

Buona lettura a tutti. Amerete questo libro e amerete Maria Montessori, come pure la grazia con la quale l’autrice ha disegnato la vita della più grande educatrice e insegnante del Novecento.

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Libro: NOI (Bompiani) di Paolo Di Stefano

NOI copertina
NOI
è il nuovo romanzo di Paolo Di Stefano edito da Bompiani e approdato in libreria a maggio.

 

Paolo Di Stefano scrive in maniera straordinaria e con raro spessore nel perfetto utilizzo della lingua italiana. Solo per questo già val la pena leggerlo. Ma in NOI c’è molto di più di un libro ben scritto. NOI è la storia della famiglia dell’autore e attraversa tre generazioni di uomini. Forse potremmo partire da questo, una storia di famiglia quasi tutta declinata al maschile. Una scelta che mi ha incuriosito molto, non ricorrente nella narrativa corrente, percorsa più spesso da storie di famiglie al femminile. Partiamo dal nonno Giovanni, un uomo figlio del suo tempo, di quegli anni duri e difficili che hanno caratterizzato il dopoguerra in Sicilia e in tutta Italia.

  • Citazione: In paese lo chiamavano don Giovanni il femminaro, e ancora adesso, se chiedete di lui in zona Stazione, gli anziani e non soltanto gli anziani lo ricordano come il femminaro, mussiando e cioè impostando un sorrisetto malizioso al solo pensiero delle sue imprese madornali e scandalose.

Il nonno è il patriarca al quale tutto è dovuto, feroce difensore di una sicilianità arcaica e sensuale che non si ferma neanche davanti all’età avanzata.

Sempre per rimanere sulle figure maschili, l’altra centrale del libro è quella di Vannuzzo, figlio di Giovanni. Persona dal carattere contrastante e irrisolto. Conosciamo Vannuzzo ragazzo alla ricerca di una sua strada e Vannuzzo padre rigoroso, moralista e dal carattere iracondo.

  • Citazione: Quando sentiva parlare di valori, di rispetto e di morale, nostro padre era a casa sua, non certo in quella di via Torino 1, ma nella casa interiore del suo risentimento contro un padre debosciato: sin da giovane era entrato nel tunnel del senso del rigore, del dovere e della correttezza inflessibile nutrito come ribellione all’autorità paterna …

Mi sono fermata a riflettere su Vannuzzo, sui suoi scatti d’ira, spesso immotivati o perlomeno incomprensibili, e con molta sofferenza confesso che ho rivisto in lui mio nonno paterno. Personaggio difficile da approcciare, spesso in famiglia cattivo e insensato negli scoppi d’ira, così come all’esterno gioviale e addirittura simpatico con gli estranei. Un controsenso se visto con gli occhi di oggi, eppure così è stato. E come lui, come Vannuzzo, tanti di noi ritroveranno padri, zii, nonni che appena un paio di generazioni fa erano “uomini tutti di un pezzo”, talmente rigidi che spesso dimentichi di sé stessi e di quella briciola d’amore che, molte volte, appiana tante spigolosità. Per fortuna poi si invecchia e con la vecchiaia spesso arriva l’indulgenza.

Protagonista del libro è anche e soprattutto la Sicilia. Una Sicilia inondata di luce ma anche piena di ombre, nobile e rurale allo stesso tempo, come quella che ritroviamo descritta nella grande letteratura italiana.

Ed infine il libro focalizza anche le emigrazioni dalle regioni del Sud Italia verso Milano e verso la Svizzera degli anni ‘50 e ’60. I viaggi di Vannuzzo diventano racconto collettivo per tutti gli italiani che in quegli anni percorsero la nostra penisola verso i vari nord. Oggi è un tema ancora attuale in Italia anche se al contrario, siamo diventati il paese meta di migrazione da altri paesi, in particolare da quelli africani.

L’ultima parte del libro e quella più intimista e commovente. La storia della famiglia si trasforma ed entriamo nelle mura di casa. La voce di Claudio, il fratello bambino dell’autore morto prematuramente di leucemia, diventa più forte e anche noi lettori la possiamo sentire il suo soffiarci sul collo. Questo dialogo con lui che dura tutta una vita è stato forse il modo dell’autore per non abbandonare questo bambino morto così presto.

Si sente il dolore di Paolo bambino, il terrore per la morte del fratellino, le colpe inesistenti che si è attribuito. Avrei voluto chiedere come si può superare un dolore così grande? Poi mi sono fermata perché ho trovato la risposta in una delle ultime immagini del libro.

  • Citazione: Non appena comincia a scendere il sole, con la luce ancora piena e però già radente, indosso le scarpe da ginnastica: “Andiamo.” E mi allontano con Maria. “Ecco, vedi, questo vuol dire essere felici senza saperlo.” “Ma noi siamo felici e lo sappiamo, ”dice.“ Lo sapremo meglio tra qualche mese che oggi eravamo felici.”

Leggete NOI di Paolo Di Stefano perché ne vale la pena.

Per chi ha voglia, qui il nostro incontro in diretta con Paolo:

https://www.youtube.com/watch?v=hjw_OYBbZlg

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