Libro: Non superare le dosi consigliate di Costanza Rizzacasa D’Orsogna

costiQuesto è un libro cattivo. E si sa i libri come le ragazze, se sono cattivi, vanno dappertutto!

Non superare le dose consigliate è duro da leggere perchè da la nausea ma va letto proprio per questo.
Attraverso la storia di Matilde e della sua famigliia disordinata, ci si inoltra nei corridoi del “binge eating disorder” che altro non è che la sindrome del mangiare compulsivo, quello per capirci che negli USA identifica i grandissimi obesi.
Matilde attraversa l’adolescenza e l’età adulta tra magrezza estrema e grassezza, sempre in bilico. Il dolore che si porta dentro le scava l’anima e l’unico modo per placarlo è mangiare. Il pane, soprattutto; morbido, buono, che riempie.

Lo specchio dove si guarda è l’immagine di una madre magrissima e bellissima che la sa amare in un modo tutto suo, comunque poco. Il padre è presente e assente allo stesso tempo e il fratello, anche lui con disturbi legati al cibo, è l’unico sul quale lei può contare davvero.
Un famiglia disfunzionale, strana, lontana, ma forse molto più simile di quanto si voglia  a tante famiglie cosidette normali, anche perchè la normalità è una linea sfuggente e spesso solo apparente.

Questo è il primo libro che ho letto che parla del “buco nero” che è quella spinta che porta ad ingurgitare cibo in quantità che però non sazia mai. Forse perchè quello che da riempire non è lo stomaco. Nel frattempo il corpo aumenta e diventa una corazza. Per i grassi tutto è difficile, da sedersi a comprare degli abiti. Tutto è complicato, più di tutto dover sorridere alle continue battute, rimbrotti, esortazioni che ti danno gli altri. Perchè ai grassi si danno continuamente consigli non richiesti su come dimagrire, su come essere altro da quello che sono.
La storia di Matilde, dei suoi dolori, del suo cammino per diventare adulta, della sua famiglia che non amerete ma che vi piacerà perchè reale, delle sue dipendenze da farmaci, da cibo, da uomini disfunzionali alla fine vi terrà attaccati alle pagine e l’autrice stessa vi dirà perchè. La sensazione leggendo è quella di spiare dal buco della serratura, cioè voi di qua e dall’altra parte una persona nuda, poi vi accorgerete che la porta si è aperta e di qua e di là non esiste più. Quella storia è un po’ la storia di tutti noi, perchè nella vita, nessuno escluso, tutti hanno bisogno di essere amati semplicemente per quello che sono.

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8 marzo 2020 in quarantena ad un 1,87 cm dagli altri

8 marzo 2020 – Festa della donna in quarantena

Penso che neanche nella più pessimistiche previsioni, mi sarei avvicinata ad una mattinata di questo tipo.

LOCATION: LOMBARDIA  zona rossa o un colore del genere, non si capisce bene, in quarantena fino al 03 aprile 2020.

La Festa delle Donne assume così un significato completamente diverso.

Mi sono chiesta: è utile festeggiare?  che senso ha stamattina la mimosa e tutto il resto?

Poi stanotte ho riflettuto, ah la notte e i suoi silenzi – benedetto sia chi l’ha inventata.

Forse questa giornata è ancora più significativa, mi sono detta. Perché porta con sé, alla luce di tutto ciò che sta accadendo con l’emergenza coronavirus, una verità importante.

SOLO UNITI SI VA AVANTI, da soli non c’è futuro per nessuno. Si soccombe tutti.

E questo vale ancora di più in questa giornata.  Noi donne dobbiamo rimanere unite ma soprattutto dobbiamo trovare un modo, nolente o volente, per restare unite con i nostri uomini.  La guerra NOICONTROLORO non ha funzionato o se lo ha fatto è durato poco.

Per avere un mondo e un futuro migliore, le donne e gli uomini devono essere uniti e andare avanti.

Ognuno perderà qualcosa sia chiaro e ci perdono nel breve più gli uomini perché hanno più privilegi acquisiti e ritenuti culturalmente e socialmente validi, ma  come dimostra bene la crisi che stiamo vivendo è l’unità e il rispetto degli altri che ci dà futuro.

Ho letto da qualche parte che esiste una sorta di “visione delle Seconda Torre”,  riferendosi al fatto che si sente sollievo nel vedere che a poca distanza da noi è accaduto qualcosa di terribile e noi ce la siamo cavata.  Fino a che… beh come finisce nel giro di due ore la Seconda Torre lo sappiamo tutti.

Ecco signori uomini detto questo non aggiungo molto altro se non una piccola raccomandazione:  NESSUNO DI NOI È NELLA SECONDA TORRE se non momentaneamente.

Se voi vi avvicinate un po’ più alla Prima Torre, quella che porta più peso addosso da sempre  e ci aiutate a sollevarne un po’, possiamo andare avanti insieme.

Dalla Lombardia Zona Rossa o quasi è tutto.

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Alla luce del sole – La storia di Sabrina e Giusy – Febbraio 2020

La storia di Sabrina e Giusy è una grande storia d’amore.

Sul blog di CONFIDENZE è stata la più votata sul web, leggetela QUI

È stata attrazione a prima vista tra Giusy e me. Per anni, però, ci siamo nascoste per paura del giudizio altrui. Ma quello scudo che doveva difenderci si è trasformato in una gabbia, così ci siamo decise a uscire allo scoperto.

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L’amore è tutto, ed è tutto ciò che noi sappiamo dell’amore”. Non c’è altro da aggiungere ai versi meravigliosi ed eterni della poetessa Emily Dickinson sul significato dell’amore. Quasi 20 anni fa il mio sguardo ha incrociato quello di Giusy in un corridoio dell’albergo dove lavoravamo ed è stato amore. Entrambe non sapevamo, non potevamo sapere, che l’amore ci aveva già scelte, quello scambio di sguardi nei quali ci siamo rispecchiate l’una nell’altra era già tutto. Io avevo 22 anni, Giusy 25 e la nostra storia è iniziata così. Un colpo di fulmine. All’inizio eravamo solo noi, bastavamo a noi stesse. Avevamo tante cose da dirci, sentivamo il bisogno di conoscerci, la passione ci aveva travolte. Sapevamo che non sarebbe stato semplice, io e Giusy siamo due donne e il nostro sentimento poteva creare problemi e disagio a chi ci stava vicino. In una grande città si può essere meno al centro dell’attenzione, ma una storia come la nostra in un piccolo centro come Camaiore poteva far partire quella ridda di voci che può stringerti fino quasi a strangolarti. Per evitare problemi allora, abbiamo deciso di non parlarne con nessuno. Eravamo una coppia e questo ci bastava. Per tutti gli altri invece eravamo due amiche, inseparabili certo, ma pur sempre solo amiche. Poi il tempo ha iniziato a correre e gli anni sono fuggiti, il nostro amore invece è rimasto ed è diventato più grande ogni giorno. Il problema è che lo sapevamo solo noi e quello che era nato come uno scudo per difenderci dagli altri e per difendere anche noi stesse, piano piano si è trasformato in una gabbia. Doversi nascondere, non poter dire apertamente che si ama quella persona, anche semplicemente non poter prendere la mano dell’altra in pubblico era diventato un fardello che ci stava schiacciando. Stava diventando anche mortificante schivare domande imbarazzanti, talvolta anche ingenue: quando avremmo trovato l’uomo giusto decidendo di metter su famiglia, invece di bighellonare in giro sempre e solo tra amiche. L’imperativo era nascondere in ogni modo, tutelare le nostre famiglie, soprattutto la mia, che non avrebbe accettato, far sì che nessuno si accorgesse di noi. Ma può l’amore vivere avvolto in un mondo di menzogna? Forse no, probabilmente col tempo anche quello più potente se non trova la luce del sole sfiorisce e così stava succedendo a noi. Il nostro amore si stava spegnendo.

Poi due anni fa Giusy ha perso Rex, il suo amico a quattro zampe con il quale divideva la vita da 22 anni. Era vecchio e prima o poi sarebbe accaduto, ma Rex per lei era parte della famiglia ed elaborare il lutto è stato difficile. Proprio lei che aveva sempre avuto forza e coraggio anche per me, che da una vita mi chiedeva di fare quel benedetto passo avanti per dire a tutti che ci amavamo, lei, la Giusy combattiva e forte, sembrava essersi spenta. In quel momento ho capito che qualcosa doveva cambiare e che, se non l’avessi fatto, avrei rischiato di perdere il nostro amore, di perdere tutto. So che le lettrici e i lettori comprenderanno queste mie parole: chi di voi se vedesse soffrire la persona che ama non farebbe il possibile e anche l’impossibile per vederla di nuovo sorridere? Così ho preso il coraggio a quattro mani e insieme a Giusy abbiamo deciso di rendere pubblica la nostra relazione. Chi avrebbe capito, ci avrebbe seguito. Gli altri se ne sarebbero fatta una ragione. I pregiudizi si possono superare e ci siamo dette che la mia famiglia, dopo un primo momento di sbigottimento, ci avrebbe capite. La famiglia di Giusy lo aveva già fatto fin dagli inizi della nostra storia. Trovare il coraggio di parlare e dichiarare a tutto il mondo che si ha una relazione lesbica è stato come liberarsi di un fardello che avevamo portato sulle spalle per 15 anni. Anche Giusy ha iniziato a stare meglio. Potevamo finalmente vivere insieme senza doverci più nascondere, potevamo finalmente dire di essere una famiglia. Il nostro coming out però non è stato ben accetto, in particolare dalla mia famiglia. Purtroppo, hanno una visione ristretta dell’amore e non sono ancora riusciti a superare i pregiudizi che avvolgono le relazioni omosessuali. Forse provano vergogna, forse capiranno in futuro, non so, però io vado avanti. Se volevano la mia felicità, avrebbero accettato anche il mio matrimonio. Sì, perché adesso che potevamo vivere alla luce del sole, volevamo che la nostra coppia fosse riconosciuta da tutti come unica e indissolubile. Non si può vivere nascosti tutta la vita, e col tempo nascondersi e mentire consuma l’anima. Il nostro amore meritava molto più del buio di quattro pareti, l’unico luogo dove ci sentivamo libere di amarci. Per il nostro matrimonio, gli amici ci hanno aiutato nei preparativi ed è stato bellissimo sancire pubblicamente le nostre promesse. Ci siamo sposate il 31 agosto scorso e abbiamo scelto di seguire l’antico rito della rosa. Giusy è arrivata alla location che abbiamo scelto sul lago Puccini cavalcando Bucefalo, un bellissimo cavallo dal folto pelo scuro; quando l’ho vista, ho avuto la certezza di vivere una favola, la nostra. Poi davanti a tutti i presenti, compresa la famiglia di Giusy che era lì con noi, abbiamo pronunciato le nostre intenzioni e ci siamo impegnate a mantenere le promesse dichiarate. Ogni anno, nello stesso giorno, le rinnoveremo l’una verso l’altra. È stata una cerimonia commovente e rimarrà il giorno più bello della nostra vita. Per far sì che lo fosse ancora di più, ho deciso di fare una follia e, superando quella barriera che mi aveva bloccata per anni, ho progettato  un regalo speciale per Giusy. Lei, tra noi due, è quella che ha sempre avuto più problemi a confrontarsi con i giudizi altrui, e volevo fosse chiaro che la mia scelta era voluta, era mia, non imposta. Ho acquistato un’intera pagina del Tirreno, uno dei quotidiani più diffusi in Toscana, e ho annunciato pubblicamente che finalmente era il nostro momento, quel giorno ci saremmo sposate. Ho scelto di riaffermare ad alta voce un messaggio che volevo condividere con tutti. Coraggio deriva dal latino cor, cuore. Avere il coraggio di raccontare la storia di chi sì è veramente, a cuore aperto, è l’unico modo per raggiungere la felicità. E infine, dico a tutti, anche a quelli che da quando la nostra storia è pubblica e non hanno ancora smesso di additarci e di scrivere sui nostri social insulti irripetibili senza neanche conoscerci, ecco, a tutti, comprese queste persone, dico che la famiglia non è sempre una questione di sangue, a volte la famiglia sono le persone che ti vogliono nella loro vita semplicemente per quello che sei. La famiglia sono le persone che fanno di tutto per farti sorridere e che ti amano senza condizioni. Ecco, oggi io e Giusy siamo questo, siamo una famiglia.

 

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Danzo con il fuoco – Storia di Maura Chiulli – Gennaio 2020

La storia di Maura è conoscenza di sè e ricerca della propria strada e dei propri limiti. Per tutti coloro che sono ancora in cammino …

Sul nr. 6 di Confidenze . BUONA LETTURA

1 Storia di Maura - Pag. 1

1 Storia di Maura - Pag. 2

 

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Libro: Le affacciate di Caterina Perali

Essere licenziati è molto più che perdere il lavoro.

Nina, voce narrante del nuovo libro di Caterina Perali, lo scopre subito. Le mail non arrivano più, il cellulare è ammutolito, non ci sono vibrazioni che muovono l’aria, tutto si ferma.
Le sabbie mobili della riduzione costi hanno inghiottito tutta la sua vita perchè la sua vita era il lavoro. Quel lavoro che ha fagocitato vita privata, tempo, passioni, amici, sonno. Tutto. Perchè se vuoi vivere a Milano e vuoi essere al centro del mondo che corre devi essere così, deve dare tutto. Non sei più tu, ma solo così esisti in quel mondo.
Poi un giorno, senza avvisaglie, arriva il benservito e Nina va in frantumi. L’unico appiglio che trova per non liquefarsi del tutto è una strana conta di chiodi che le offre piccole porzioni di materialità entro i quali restare sostanza.
Lo shock la rende muta, è impossibile confessare di essere stati licenziati, un’ammissione che renderebbe reale la fuoriscita dal mondo di chi è dentro.
La sua amica Anna con la quale comunica via social è il collegamento con fuori, con la sua vita di prima. E’ virtuale e reale, è la vita che corre via web dove si è sempre in contatto ma non ci si tocca mai. Poi arrivano altre donne a raccontare altre vite, altre realtà e tutto si condensa.
Poi c’è la svolta, una proposta di lavoro in arrivo via mail. Questo mondo non ha più niente di reale e Nina deve fare la sua scelta… Il resto lo scoprirete leggendolo il libro.
Quello che emerge forte è una nuova delirante forma di conformismo che proibisce alle nuove generazioni di vedere in là o semplicemente di avere un punto di vista diverso, laterale, aperto anche a nuovi sogni.
Senza sogni la vita è solamente un susseguirsi uguale di giorni.Senza sogni qualsiasi problema che la vita ti pone davanti sarà semplicemente insormontabile.
Per chi vuole iniziare, riprendere o continuare a sognare, consiglio la letture di “Le Affacciate”.

1580307837377_Copertina Le Affacciate - Caterina Perali - Neo Edizioni - Hi Res (002)

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Libro: Il pericolo di un’unica storia di Chimamanda Ngozi Adichie

Chimamanda Adichie è una delle scrittrici e pensatrici da conoscere per comprendere il tempo nel quale viviamo.

Adichie è nigeriana, in e in età adulta si è trasferita a Filadelfia per studio. Oggi vive tra la Nigeria e gli USA. I suoi libri, le sue lezioni, le sue parole rappresentano un ponte ideale e reale, necessario, tra la cultura occidentale e quella africana. Aiutano a comprendere un altro punto di vista, un modo di vedere quello che ci circonda da altre angolazioni. Inattese e per queste spiazzanti, eppure imprenscindibili per capire il mondo dove viviamo.

In questo piccolo libretto, esamina “il pericolo che crea il racconto di un’unica storia”, di un solo modo di leggere la realtà. Il pregiudizio più semplice, nel senso di quello che si trova ad affrontare tutti i giorni, è il racconto “dei poveri africani affamati”. Lei ha fatto ottimi studi e proviene da una famiglia dove la cultura è di casa, pertanto nella parte della povera africana non si ritrova. Senza contare sul fatto che l’Africa poi è un continente che comprende il Sudafrica ma pure il Mozambico, l’Egitto e il Ruanda, insomma culture, popolazioni e economie molto diverse tra loro. Parlare dunque di africani è una banalità, nella migliore delle ipotesi.

Il fatto è che a noi è arrivata una sola storia raccontata dell’Africa e quella prendiamo a metro di giudizio ogni qualvolta ci avviciniamo a qualcuno o qualcosa che proviene da quel Continente. E’ certo uno sterotipo e in taluni casi può essere efficace per avvicinare ciò che non conosciamo, ma dobbiamo essere consapevoli che gli STEREOTIPI sono INCOMPLETI. Rendono tutto uguale e tutto uguale non è. Adichie,come già fatto con gli altri suoi racconti, ci offre una visione su un mondo che può, anzi deve, essere letto in diversa maniera. Solo avendo più storie possibili potremmo comprendere appieno la realtà che ci circonda e vivere tutti in una società migliore.

UNICA NOTA NEGATIVA va a Einaudi perchè creare un libro su una lezione molto interessane ma breve, veramente breve, della Adichie sembra un modo per sfruttare il nome dell’autrice semplicemente per fare cassa.

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Libro e Teatro: Lasciamo andare madre di Helga Schneider

Lasciami andare madre di Helga Schneider è uno dei libri che tutti dovrebbero leggere perlomeno una volta nella vita.

Andrebbe letto perchè è  difficile commentarlo. Si può dire che è scritto meravigliosamente bene, ed è un fatto, ma le ragioni per le quali ciascuno di noi dovrebbe averne una copia vanno al di là dell’ottima tecnica narrativa.

La lettura ci restituisce quel pezzo di oscurità che in ognuno di noi cova. Tutti le persone sanno che non esistono uomini e donne esclusivamente buone o esclusivamente cattive, seppur poi queste categorie (bene e male) variano rispetto alle sensibilità morali di ciascuno. Eppure sapere che dal male, quello più inspiegabile, quello meno accettabile di tutti, si discende direttamente è durissima da accettare.

Avere una madre che ti abbandona a cinque anni per entrare nelle SS e diventare assistente di Mengele nel campo di concentramento di Auschiwtz è un destino crudele. Riuscire a cancellare le immagini della propria madre che inferisce torture disumane e bestiali è un processo di forza interiore che deve essere compiuto per non impazzire.
Scoprire che lei, la madre che ci ha generato, non si è mai pentita della scelta è oltre la capacità di comprendere …

La forza di Helga Schneider nel trovare dal passato la luce per andare avanti e MAI DIMENTICARE è la ragione per quale dobbiamo leggere l’opera tutta di questa scrittrice e interprete del nostro tempo.

Lasciami andare

Volevo ricordare anche la meraviglòiosa trasposisizone Teatrale  di LASCIAMI ANDARE MADRE del 2006
Musikdrama di Lina Wertmüller e Helga Schneider
dal libro “Lasciami andare, madre” di Helga Schneider
con Roberto Herlitzka, Milena Vukotic
impianto scenico e costumi Enrico Job
musiche Italo Greco, Lucio Gregoretti
luci Jurai Saleri
regia Lina Wertmüller

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Libro: Permafrost di Eva Baltasar

Permafrost è il primo romanzo della poetessa spagnola Eva Baltasar e, sin dalle prime pagine, è subito chiaro che la sua scrittura è figlia di un’audace e sofisticata amante delle parole.
Consiglio di leggere Permafrost a chi ama le scrittrici che disegnano con poche linee un momento, una condizione. La protagonista è sospesa in quel limbo temporale tra la giovinezza e l’età adulta. Ascolta il suo corpo, sa come funziona e sa come va nutrito, quali carezze concedergli per farlo star bene. Ma questa consapevolezza non si riverbera nella sua mente dove trova spazio il disagio di non sentirsi mai bene completamente.
Il Permafrost è quel ghiaccio dal quale è schiacciata, quel muro che la separa da fuori e non le permette di entrare in contatto con gli altri. Come uno specchio, però, il permafrost le fa vedere con precisa chiarezza quello che c’è dall’altra parte. I difetti, le mancanze e le carenze sue e di chi la circonda sono raccontati limpidamente, con ironia e dissacrante umiltà.
Sconsiglio di leggere Permafrost a chi dai libri vuole una soluzione, un suggerimento, l’indicazione di una strada perchè Eva Baltasar non ne fornisce. La sua protagonista, sospesa tra una non vita e la morte, è tutto fuorché consolante, in questo suo modo e in questo suo mondo dove soluzioni non ce ne sono.
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Libri e film: La verità negata di Deborah Lipstadt

La verità non può essere negata.

Ho conosciuto la storica Deborah Lipstadt attraverso il bellissimo film di Mick Jackson che ha mantenuto lo stesso titolo del libro. L’attrice che ha mirabilmente interpretato  la storica è Rachel Weisz e la sua interpretazione dona alla protagonista una luce di fragilità e forza che merita più di una visione.
Più di una visione perchè il tema di cui si parla è importante e profondo.
Uno storico inglese sostiene la tesi negazionista sui campi di concentramento nazisti e, siccome nei suoi scritti Deborah Lipstadt, sostiene che lui menta e le sue tesi non sono affatto storiche ma opere di fantasia quando non proprio false, lui la chiama in giudizio a Londra per diffamazione.
In maniera surreale, Lipstadt e la sua casa editrice americana devono dimostrare che i campi di concetramento sono veramente esistiti e che quindi non hanno diffamato lo storico inglese.

il libro è la storia del processo, della differenza tra la giustizia inglese e quella americana, della forza della verità dei fatti su un modo di vedere la realtà esclusivamente da un punto di vista.

In questo caso però il film è migliore del libro.
Nel film si comprendono chiaramente i tanti ingarbugliati meccanismi legali messi in atto dal collegio di avvocati inglesi della Lipstadt per mettere in risalto la fallacia dei ragionamenti dello storico negazionista. Si comprendono chiaramente le scelte di non far mai testimoniare la Lipstadt e i sopravissuti dei campi di concentramento.
Il libro si perde spesso in tematiche storiche che sviano l’attenzione dal nucleo della questione. Vale la pena leggerlo perchè sulla Shoah le parlore non saranno mai troppe, ma se vi capita e potete scegliere guardate il film.

Infine, per chi come me ricorda la battage mediatica che si scatenò alla fine degli ’90, ricordo che La verità negata è una storia vera.

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Libri: Ho ucciso Shahrazad di Joumana Haddad

Non lo so se mi è piaciuto ma mi ha fatto riflettere.

Un libro a metà tra il racconto di sé e il saggio che offre una panoramica sul mondo femminile arabo odierno molto più sfaccettato di quanto si creda in Europa.

SIn qua tutto bene, ho voluto leggerlo per questo motivo, per superare gli  inevitabili pregiudizi che avvolgono la società nella quale vivo e dai quali non riesco a sottrarmi del tutto.
E in parte mi ha aiutato a comprendere altri aspetti della vita delle donne arabe, in particolare il saggio è centrato sulla vita e sulle scelte personali e lavorative dell’autrice. Joumana Haddad ha fondato una rivista in lingua araba che parla di sesso in maniera chiara, senza sottigliezze filosofiche, senza linguaggi edulcorati, senza mezze misure,  focalizzando l’attenzione sul mondo delle donne che, nell’immaginario collettivo sia arabo che europeo, sono quanto più lontano ci sia dal sesso inteso come piacere del corpo. Ovviamente questa sua scelta le ha creato una valanga di critiche, quando non vere e proprie minacce e intimidazioni, e continuare sulla strada scelta è stato ed è un percorso faticoso e accidentato che le è costato molto. Eppure lei dice un percorso inevitabile, per lei necessario, vitale.
Su questo aspetto Haddad ha tutta la stima possibile e l’ammirazione per il coraggio dimostrato nello scavare un solco su un terreno duro e riottoso a qualsiasi scalfittura anche superficale e che altre, dopo di lei, potranno in qualche modo continuare a incavare con più semplicità.
Quello che non mi è piaciuto è il linguaggio della rabbia che Haddad utilizza.

Non è necessario essere arrabbiate per poter dire con parole precise e sicure che il mondo maschile deve integrarsi con quello femminile. DEVE perchè ormai non è più una scelta, sia in Europa sia nel complesso e variegato mondo arabo.
Non mi piace, poi, che la sua rabbia supportata da un innato coraggio e senso di ribellione ad ogni conformismo, le dia la carica per scagliarsi contro tutte le donne che accettano destini avversi.
A un certo punto avrei voluto dirle che NON tutte le donne riescono a trovare forza e coraggio necessari, aggiugno purtroppo, ma è così. Manzoni sostiene che “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” e quanto più se si è in una posizione di subalternità. La strada per raggiungere un equilibrio tra uomini e donne è lunga e, seppur sia necessario avere delle paladine che aprano nuove strade, non credo che ci sia bisogno di urlatrici arrabbiate che non accettano e contestino la condiscendenza delle altre. Le altre è necessario comprenderle, affiancarle, prenderle sottobraccio e accompagnarle ad allungare il passo per fare un balzo avanti. Le altre hanno bisogno di esempi che comprendono, sennò come fanno a tirar fuori quel briciolo di amor proprio nascosto e sepolto sotto mantagne di pregiudizi morali che infarciscono la testa delle donne da millenni?
Porsi come “demolitrice”, seppur ampiamente nel giusto, funziona se non si giudica chi la forza di demolire non ce l’ha.

Una lettura che prossimamente riprenderò sarà di un’altra autrice libanese che peraltro Hadda nomina come lettura necessaria e che affronta la questione donne da un altro punto di vista  … insomma ne riarleremo.

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