Addio ad un collega

 

Ieri abbiamo salutato un collega,
non come ogni mattina da dieci anni,
per sempre!

All’estremo saluto,
non preventivato,
e già questo è strano per una persona precisa come lui,
eravamo tanti.

Alcuni in fondo,
altri sulla navata centrale,
altri in piedi.

Tutti colpiti per la precipitosa fuga,
tutti meravigliati per non essere stati avvisati prima,
tutti con un’urgenza di parlargli che prima non avevamo mai avuto.

E non potevamo dire niente!
Noi che avremmo saputo dire cose precise sul suo conto,
cose documentate da anni di regolare convivenza giornaliera,
noi colleghi, né parenti, né amici, non siamo previsti come voce narrante.

Alla stregua di amanti nascoste e mai dichiarate,
abbiamo assistito in disparte agli ultimi riti mortali,
senza diritti ufficiali, né consolazioni familiari.

Restano ricordi da evocare in orario ufficio.
Resta una scrivania sgombra e dei cassetti vuoti.
Resta la certezza, arrivata postuma, che era un uomo.
Semplice e complesso, antico e moderno. Un uomo.

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