Libro: Chiamami col tuo nome di Andrè Aciman

Qui il video 25 Maggio 2021 – ore 21 Parliamo di Chiamami col tuo nome di André Aciman . MartesanaBookClub

Andrè Aciman è nato  in una famiglia ebreo-sefardita di origine turche. Ha trascorso l’infanzia ad Alessandra d’Egitto e poi si è trasferito con la famiglia a Roma dove ha vissuto per 4 anni, dai 14 ai 19 anni. Segue un ulteriore trasloco a New York dove frequento il college. Oggi insegna presso una università di NewYOrk ed è considerato uno dei grandi esperti a livello accademico di Proust. Parla correntemente diverse lingue – francese italiano greco arabo e ladino, oltre all’inglese.

Il suo Chiamami col tuo nome ( Call Me by Your Name) esce nel 2007 e arriva in Italia nel 2019 pubblicato da Guanda.

La storia narra della storia d’amore vissuta in uno scorcio d’estate in un luogo imprecisato della Riviera Ligure che inizia con B. ( si pensa a Bordighera). La voce narrante è quello di Elio, ragazzo diciasettenne timido e introverso, a tratti solitario, che ama più la compagnia dei libri e degli spartiti musicali che quella degli amici e delle persone che circolano nella sua casa. Il padre di Elio è un professore universitario che ha una consuetudine, invita per l’estate un ragazzo meritevole negli studi a trascorrere del tempo nella villa. Una sorta di postlaurea potremmo dire oggi. Nel 1987 tocca a Oliver, ragazzo americano di 24 anni. Elio deve cedere la sua stanza a Oliver e spostarsi in una camera più piccola della casa che è di fronte alla propria.  Questo è l’inizio di quella estate e di quell’amore. I due ragazzi sono quanto di più lontano ci sia, Elio introverso e solitario, Oliver è il classico ragazzone americano energico e apparentemente ottimista a prescindere. La mamma di Elio lo chiama “movie star” proprio per l’esuberanza che lo contraddistingue. Il suo salutare con un “later” che corrisponderebbe al nostro dopo percorre tutto il libro.

Elio osserva Oliver e vuole negare il trasporto ingiustificato che prova verso quell’uomo e mentre nega, afferma. Lo osserva per cercare delle affinità, delle somiglianze. Quante volte è capitato di conoscere una persona che troviamo interessante e si cerca immediatamente di trovare punti in comune? Così è anche per Elio: Ma furono la catenina d’oro e la stella di David con la mezuzah d’oro che portava al collo a dirmi che c’era qualcosa di più forte di tutto ciò che potesse volere da lui, perché ci legava e mi ricordava che, mente tutto cospirava per renderci essere più diversi del mondo, questo almeno trascendeva ogni differenza.

Ho riflettuto molto su questo passaggio, su questa somiglianza che Elio trova in Oliver, anzi questo similarità che li avvicina ancora di più. Essere ebrei significa far parte di una minoranza ed essere ebrei maschi attratti da persone dello stesso genere, significa far parte di una minoranza ancora più esigua. Eppure loro due si sono incontrati. Come se nell’universo così vasto e piena di incognite, quel momento perfetto avesse trasceso qualsiasi differenz e avesse messo davanti a loro due, proprio a loro, la copia uno dell’altro. Lo stupore di fronte a qualcosa di così raro, di fronte all’immensità di altre possibilità è assolutamente sbalorditivo. L’more poi in fondo è questo, trovare un altro che sembra proprio corrispondere in tutto e per tutto a te. Ed è stupefacente quando accade-

Leggo questa definizione di Elio:

Ripenso a quell’estate e non riesco a credere che nonostante i miei sforzi per convivere con il “fuoco” e il “mancamento”, la vita mi concedesse comunque momenti meravigliosi. L’Italia. L’estate. Il frinire delle cicale nel primo pomeriggio. La mia stanza. La sua stanza. Il nostro balcone, da cui il resto del mondo era escluso. Il venticello che mi portava gli aromi dl nostro giardino su per le scale fino in camera L’estate in cui imparai ad amare la pesca. Perché piaceva a lui. Ad amare la corsa. Perché piaceva a lui. Ad amare il polipo, Eraclito, il Tristano. L’estate in cui sentivo un uccello cantare, annusavo una pianta e percepivo la nebbia alzarsi da sotto i piedi nei caldi giorni di sole, poiché i miei sensi erano sempre allerta, automaticamente si fiondavano su di lui.”

Elio è tormentato dalla passione per Oliver che sente attraverso ogni poro della sua pelle, sente il fuoco e il mancamento eppure tutto gli appare meraviglioso. Sente ogni cosa che lo circonda con una tale precisione che è come se egli stesso fosse diventato parte di quello che lo circonda. Ogni suo pensiero è a lui, all’oggetto del proprio amore. Oliver.

La storia è un flusso continuo dei pensieri di Elio che oscillano tra l’abbandono totale alla passione e quella sensazione di inadeguatezza che sente “perché lui dovrebbe volere me” – che è la domanda tipica che qualsiasi adolescente si pone quando si innamora, non importa di chi, non importa di quanto sia piacevole o meno, si chiederà perché dovrebbe mai piacere ad un’altra persona. Quella sorta di insicurezza estrema prima e sfacciataggine del secondo dopo che accompagnano  qualsiasi amore in divenire. In questo Aciman è stato perfetto, la sua scrittura è riuscita a dipingere con una puntualità estrema quelle emozioni, quei momenti che sono allo stesso tempo paradiso e inferno insieme.

L’aspettativa è la tinta che colora maggiormente le pagine del libro. La sensazione più travolgente, infatti, che irrompe dalla lettura del suo romanzo è la cosiddetta fear of missing out, e cioè la paura di perdersi qualcosa, letteralmente di essere tagliati fuori.  Quante volte Elio si chiede e chiede a chi è intorno dove sia Elio? Cosa sta facendo Elio? E quanto questa sensazione che l’oggetto del nostro desiderio stia facendo chissà cosa lontano dai nostri sguardi è vera? Potremmo anche chiamare gelosia la sensazione che arriva subito dopo.

Ad un certo punto Elio inizia ad isolarsi, è indeciso se mettersi a piangere dalla disperazione oppure offrire una confessione disperata al suo amore del suo amore, allora è Oliver lo cerca e gli chiede cos’ha. Ho l’allergia, avevo risposto. Anch’io, aveva detto lui. Probabilmente è la stessa.

Questa stessa allergia è l’amore tra due uomini. Entrambi sanno che il loro sarà un amore nato già finito, con una data di termine già fissata, alla quale non si può derogare. Il loro amore non è previsto nella società del 1987. E come tutti gli amori ostacolati è ancora più forte degli altri e supera qualsiasi barriera. Ad un certo punto i due ragazzi si incontrano ed è l’amore e la passione che prendono il sopravento.

Da un’intervista di Aciman, vi riporto questo pensiero: Oliver – in un certo senso – resta più in ombra, e rimane una personalità inafferrabile. Perché per l’autore non possiamo mai conoscere davvero l’altro. Si può avere un’idea di ciò che dirà o farà, ma non sapremo mai come vive nel suo profondo. In questo modo – linearmente – Elio (e il lettore con lui) non saprà mai fino in fondo quale sarà la scelta definitiva di Oliver e il suo perché.

Questa cosa che quasi non fu mai ancora ci tenta.

Ecco cosa avrei voluto dirgli, ammette Elio in una delle pagine (e delle frasi) più belle di “Chiamami con il tuo nome”. Questa cosa che quasi non fu mai perché l’amore non sembra mai abbastanza: abbastanza intenso, abbastanza duraturo, abbastanza certo, abbastanza condiviso. Che quasi non fu mai perché l’amore tra Oliver ed Elio – come tutti gli amori che non riescono a trovare concretezza – non aveva futuro, progetti, socialità, certezza di essere vissuto nello stesso modo da entrambe le parti. Questa cosa che fu per me, ma forse non per te, Oliver, sembra straziare Elio. Per te – Oliver – fu una cosa che forse non fu mai. Non per me, perché ancora mi tenta.

Dal libro è stato tratto il film, pluripremiato, di Luca Guadagnino. Film che ho visto penso circa dieci volte e che ancora non mi ha stancato. E un film   sull’attesa dell’amore. Sulle schermaglie, sulla diffidenza, su qualcosa che si desidera tanto da averne una paura fottuta.

Ho avuto il piacere di conoscere Manuela D’ovidio che per il film ha seguito la produzione e Vanda Capriolo, l’attrice che ha interpetrato Mafalda, la tata-domestica di Elio , ed entrambe mi hanno confermato quello che dalla visione del film emerge: un film emotivamente ed esteticamente perfetto. Sugli attori non dirò molto, ma consiglio se posso di guardare la visione originale del film girato in diverse lingue, l’attore Timothée Chalamet è strepitoso, perfetto.

Chiudo con una frase di un grande filosofo napoletano: Massimo Troisi che calza con il libro Aciman alla perfezione.

L’amore è quella cosa che tu sei da una parte, lui dall’altra, e gli sconosciuti si accorgono che vi amate. Chest’è.”

 

Chiamami col tuo nome

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