Le invisibili e gli invisibili – Progetto 2021

Le invisibili e gli invisibili

Un po’ in ritardo quest’anno, ma finalmente ho trovato il file rouge che mi accompagnerà nelle letture del 2021.

Chi sono le e gli INVISIBILI?

Sono tutte quelle persone che per vari motivi escono fuori dagli interessi letterari prevalenti. Che poi detta così sembra un vezzo culturale … in realtà il mio intento è trovare libri che parlino di donne e uomini che sono poco interessanti ad un primo sguardo e che, invece, osservati da vicino,  nascondono mondi e cieli tutti da scoprire. Perchè sono poco interessanti dalla maggioranza delle scrittrici e degli scrittori non saprei dire, ma sono sicura che come sempre i libri che arrivano al grande pubblico, che vengono pubblicizzati e spinti dalle case editrici, in fondo non sono che una minima parte e, molto spesso, non sono i migliori testi a disposizione. Quindi cercherò autrici e autori che parlano di:

  • donne in menopausa ( a 50 anni le donne smettono di essere donne e scompaiono dai libri come protagoniste )
  • badanti, camerieri, portieri, muratori, operaie … ( in genere avere un protagonista medico o manager è più facile, ma accidenti qualcuno deve pur parlare delle persone che hanno un lavoro comune! Si innamorano anche le operaie e i meccanici.)
  • i pazzi, i malati, gli anziani e tutti coloro che a vario titolo sono invisibili.
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Dov’è sempre CASA – Storia di Laura De Carlo e degli AMICI di Hauycan – Confidenze nr. 3 – Gennaio 2021

1 - Storia di Laura De Carlo - Confidenze nr. 3

Ci sono parole che in alcune lingue hanno un senso ed in altre cambiano significato. La parola “compassione” è una di queste. Nelle lingue latine, quindi anche in italiano, viene associata alla pietà, alla pena che si prova per gli altri, mentre in tedesco o in polacco il termine viene utilizzato per definire la partecipazione ai sentimenti degli altri, siano essi di dolore, di gioia o di felicità. L’autore Milan Kundera nel suo libro più conosciuto descriveva la compassione come la telepatia delle emozioni. Ecco, io non so se è proprio quello che mi è capitato nella vita, ma ho avuto la gioia e il fardello allo stesso tempo di sperimentare la “con-passione”, di sentire la gioia e i dolori delle altre persone. Persone lontanissime fisicamente da me, eppure percepite vicine come se vivessero d’altra parte del pianerottolo. Adesso, vi racconto. Mi chiamo Laura e vivo a Roma. Circa venticinque anni fa, per quelle strane analogie che talvolta arrivano nella vita, ho conosciuto Huaycan. È iniziato tutto per caso. Alessandra, un’amica di un’amica che era in viaggio in Perù, aveva dato la disponibilità a fare una consegna ad un prete in una sperduta periferia della capitale. Arrivata a Huaycan, la situazione di quel lembo di montagna, arso dal sole, senza nessuna fonte d’acqua e nel completo abbandono da parte di tutta la società, l’ha così colpita che non ha proseguito il suo viaggio e vi si è fermata per un anno. La situazione politica e sociale del Perù negli anni Novanta era critica; il paese era in balia di continui attacchi terroristici che laceravano il paese e creavano caos e terrore nella popolazione. Ad Huaycan continuavano ad arrivare intere famiglie di contadini scappate dalle campagne e dalle montagne per sfuggire alla guerriglia scatenata dal gruppo paramilitare di Sendero Luminoso. La capitale in quegli anni non era in grado di accogliere tutti i profughi e man a mano che le persone si avvicinavano a Lima, cercavano di stabilirsi dove meglio potevano. Huaycan è nata così. L’ammasso di contadini che arrivavano da diverse zone del paese, che spesso non parlavano lo stesso dialetto e non erano in grado di comprendersi, l’assoluta mancanza di qualsiasi mezzo di sostentamento e di prospettiva futura, l’inospitalità del luogo hanno fatto sì che il disagio e il degrado sociale diventasse quotidiano. Nell’anno in cui la nostra amica è rimasta lì, ha costruito nel terreno di una parrocchia un piccolo centro di accoglienza dove sono state accolte alcune mamme single e il loro bambini. La società contadina peruviana è molto maschilista e, ancor oggi, seppur in maniera meno forte rispetto a trent’anni fa, le donne quando raggiungono una “certa” età vengono abbandonate dai mariti e “sostituite” con altre più giovani. Anche i bambini sono tenuti in scarsa considerazione, in quanto non producono reddito e risultano di peso alle famiglie che devono mantenerli. Come sostenere questa piccola realtà? Alessandra ha chiesto aiuto ai suoi contatti in Italia e ci siamo attivati. In quel periodo eravamo un gruppo di amici, con tempo a disposizione e tanta voglia di fare qualcosa di buono. Attraverso un tam-tam, abbiamo mosso tutti i canali a nostra diposizione. Abbiamo fatto e venduto marmellate, promosso spettacoli teatrali e collette, organizzato tornei di tennis e raccolte fondi. Tutto quanto ci è venuto in mente, l’abbiamo fatto e i risultati sono arrivati. Il centro accoglienza è diventato una realtà solida e abbiamo fondato l’associazione “Amici di Huaycan onlus” per sostenere economicamente dall’Italia quel presidio lontano. Io ne faccio parte sin dalla prima ora e sono la presidente dell’associazione. Col passare degli anni, il centro è diventato un punto di riferimento per gli abitanti di Huaycan e alcune delle donne che per prime sono state accolte e aiutate, sono diventate esse stesse operatrici da noi. Uno dei primi problemi che ci siamo trovati ad affrontare era quello della salute. I bambini morivano a decine in età scolare e le malattie avevano la meglio, complici il clima insalubre, molta polvere e la mancanza d’acqua. Abbiamo promosso delle campagne di prevenzione e, con molto fierezza, vi dico che finalmente dal 2007 tra i bambini che seguiamo non ci sono stati decessi per la tubercolosi. Forse dall’Italia questa informazione può sembrare banale, noi consideriamo la TBC non più un problema sanitario da decenni, eppure a Huaycan provoca ancora oggi vittime, specie tra i più piccoli. Un altro progetto di cui siamo fieri è quello nato per aiutare le madri “solteras” . La nostra “Casita” è un centro diurno che accoglie i bambini di genitori in difficoltà (in gran parte mamme single), in modo che possano andare a lavorare in tranquillità. Ai bambini offriamo doposcuola, laboratori, spazi per il gioco e la mensa. L’approccio che utilizziamo è di tipo cooperativo, cioè le famiglie sono chiamate a collaborare  e pagano una piccolissima quota, simbolica, che però permette loro di sentire che stanno usufruendo di un servizio e non stanno ricevendo la carità. Oggi seguiamo circa sessanta bambini dai due ai sedici anni e diamo una mano anche a tutte le loro famiglie e alla comunità di cui fanno parte. Per fare un esempio, un piccolo intervento di microcredito, mirato, può svoltare la vita di un’intera famiglia e offrire una possibilità concreta e soprattutto speranza di futuro. Nei primi dieci anni, il mio aiuto alla comunità di Huaycan lo avevo dato dall’Italia, ma non ero mai andata in Perù. Poi ho avuto una crisi. Erano anni che seguivo la parte amministrativa e di raccolti fondi e iniziavo a sentire che il mio slancio si stava esaurendo. Allora prima di lasciare l’associazione, ho deciso di partire. Volevo andare a vedere sul posto cosa avevamo fatto di buono. Ho organizzato la famiglia, fatto tutte le raccomandazioni possibili a nonna e figli e sono andata. Da Lima, in taxi ho raggiunto la periferia. Quello che ho trovato, non è semplice da descrivere. Intorno a me la povertà era ovunque. L’ho già detto, lo so, ma è difficile immaginare con quanto poco le persone lì possano vivere. E poi c’era la situazione di degrado nella quale versavano certe famiglie che era davvero insostenibile. Quando interi nuclei familiari vivono ammassati in una casupola, anche volante ( sì, esistono baracche che si spostano da un terreno all’altro a secondo del vento e dell’ospitalità che viene offerta) allora la promiscuità può portare situazioni insostenibili e ad abusi. Queste realtà e tanti paradossi convivono a Huaycan. Eppure, allo stesso tempo, le donne e i bambini di un tempo, ormai giovani adulti, che erano cresciuti alla Casita erano grati e soprattutto felici di esser riusciti a “salvarsi” da una situazione che offriva loro poco o niente per affrontare la vita. Non portavano doni per ringraziarmi, ma mi facevano vedere quello che erano riusciti a raggiungere: un lavoro dignitoso, una giovane famiglia, le feste di compleanno che organizzano per i loro figli, di cui vanno fieri. Ci tenevano a mostrarmi che erano madri e padri affettuosi e rispettosi. Ecco, in quel viaggio è scattato dentro di me qualcosa, la “con-passione” che vi dicevo. Ho sentito la gioia e il dolore di queste persone ed ho toccato con mano cosa realmente di può fare. Sono tornate altre volte in Perù e trovo il tempo e le risorse per andare avanti con l’associazione.  Questo anno per Natale  stiamo raccogliendo fondi per stare ancora più vicino ai bambini di Huaycan, dove l’emergenza sanitaria ha inasprito il divario sociale e aumentato le difficoltà, soprattutto nell’accesso all’istruzione. Immaginate come funziona la didattica a distanza dove non arriva l’elettricità? Sul nostro sito www.amicidihuaycan.it potete trovare tutte le informazioni e sono a disposizione di tutti per qualsiasi indicazione. Quando penso a quanto c’è da fare per i bambini di Huaycan un po’ mi scoraggio, ma poi penso alle parole che sono il nostro motto “Porte aperte per chi bussa”, e capisco che la porta della Casita deve restare aperta, e vado avanti. Ancora.

 

 

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Libri: Resto qui di Marco Balzano

Resto qui è un libro bellissimo. Da leggere.

Per quella mia fissazione, credo un po’ snob, di non leggere subito i libri che ancora prima di uscire sono già annunciati dalle case editrici ai quattro venti come i capolavori del secolo, avevo messo da parte Marco Balzano e il suo “Resto qui”. In attesa di tempi migliori cioè quando il clamore si calma e la lettura diventa meno mediata, mi ero poi dimenticata di lui, il libro. Poi a Natale, per fortuna, l’ho ricevuto in regalo. Era lì in libreria che mi chiamava e domenica l’ho aperto.
AMORE a prima vista!
Non l’ho potuto lasciare fintanto che non è finito. Il primo motivo è nella forma, è scritto benissimo. E insisto su questo punto, è scritto meravigliosamente bene. Beato Balzano che ha questo magnifico dono. Il secondo motivo è perchè avvicina una storia poco conosciuta dell’Italia fascista e postfascista che è quella dell’Alto Adige. Vale la pena partire da qua e poi, per chi vorrà, appronfondire perchè di quella storia di cancellazione di un’indentità e di ostinazione pervicace di un popolo a resistere contro i corsi e ricorsi della storia c’è ancora molto da dire e da conoscere. Su questo argomento anche Lilly Gruber ha scritto alcuni libri interessanti, ma di tagli diverso.
In RESTO QUI la voce narrante di TRINA, la protagonista, è forte e intimista. La storia della sua famiglia si muove attraverso il periodo del fascismo e della seconda guerra mondiale e con lei possiamo ripercorrere i sentieri di montagna e la vita dei masi e sopratutto rivedere il paese di Curon che sul finire della guerra sarà allagato da un’inutile diga costruita a monte del fuime che accarrezza la valle. L’immagine del campanile sulla copertina che riproduce il paese ormai sommerso è conosciuta e oggi Curon è metà di turismo immemore. Ma il libro ci riporta in un’altra dimensione, quella che si cela dietro ogni guerra, ogni rivolta o ogni sconvolgimento dei territori, la dimensione umana. Quella delle famiglie distrutte, delle vite separate, delle perdite insensate. Tutto questo vive TRINA ed è una voce talmente chiara e limpida che insieme  a lei possiamo sentire e vivere il dolore e la forza che la scuotono.
Solo un piccolo appunto che imputo alla giovane età dello scrittore: alla fine la storia di Trina è interrotta, ci sono dei fili che non si riannodano e restano sospesi. Una donna così risoluta è poco probabile che si fermi, specie quando può muoversi alla ricerca della figlia. L’autore mi è parso sul finale frettoloso o meglio concentrato sulle motivazioni che l’avevano portato a scegliere quel luogo per raccontare la sua storia e un po’ perso sulla sua Trina che fino alla penultima pagina è stata descritta meticolamente bene. Però è davvero solo un appunto.
Io resto qui è un libro da leggere assolutamente.

 

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Libro: La bruttina stagionata di Carmen Covito

La bruttina stagionata – 1992

Questo libro è uscito nel 1992 ed ha avuto un riscontro di pubblico notevole sin da subito. E’ arrivato a mie mani qualche anno dopo, grazie all’edizione economica Mondadori,nella versione che potete vedere nella foto.
Credevo parlasse della solita donna non particolarmente bella che un po’ si piange addosso, un po’ cerca di trovare marito, un po’ veleggia per l’indipendenza e invece ad attendermi trovai sulla soglia delle prime pagine Marilina e tutto cambiò.
L’ho amato alla fine degli anni Novanta, era una vera liberazione poter leggere di una quarantenne a suo modo risolta che, senza stare troppo a rimuginare sul suo aspetto, vive e porta avanti le sue passioni. Non se ne loda, nè si lamenta. Con una sana autoironia che spesso è il vero gemello della felicità va avanti e sulla sua strada trova o cerca uomini di varie gradazioni ( sociali, culturali, economiche e chi più ne ha, più ne metta).
Non pensa mai di sposarsi, cosa non scontata per il 1992, ma come può se la gode. Insieme a Marilina, in questa Milano da bere, quasi già tutta scolata perchè sta per arrivare Mani Pulite, possiamo conoscere un modo diverso di essere e alla fine anche molto piacevole perchè una persona che ci corrisponde, prima o poi, la si trova anche quando non la si cerca. Anche contro qualsiasi previsione in un mondo dove le bruttine stagionate sono pure invisibilità.

2020 – Altro anno significativo e rileggo il libro, scelto nel M Arte Sana Book Club e la Marilina che mi aveva illuminato vent’anni fa mi ha rischiarato ancora la mente.
Se guardiamo alla libertà di espressione, a quanto una donna possa dire liberamente di sè, quanto possa esprimere di quello che prova e di quello che vuole, fosse anche farsi esclusivamente una bella scopata con uno che conosce poco e che nemmeno si ha voglia poi tanto di approfondire,  è ancora oggi un tabù.
Ho letto centinaia di libri dopo la prima lettura della “Bruttina stagionata” e non ho trovato da altre parti, in altre righe una tale disponibilità e chiarezza di intenti, una tale spudoratezza.
Attenzione non sto parlando delle varie “sfumature di grigio” che sono un passatempo, parlo proprio della libertà di ciascuna di noi, bruttine stagionate odierne, di chiamare i nostri desideri con il loro giusto nome. Senza vergogna, senza pudori, veri o falsi, senza che qualche arcaico e viscerale senso di colpa ci faccia sentire poco perbene, senza che qualcuno ( maschi) ci incolpino di essere donne poco rette, per dirla all’antica.
La morale di Marilina è ancora oggi, per me, splendidamente condivisibile e confesso che vorrei vederla ancora all’opera tra cellulari, ipad e videocamere. Abbiamo ancora tanto bisogno di qualcuno che ci indichi la via per essere libere. Abbiamo ancora tanta strada da fare per essere libere.
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Libri letti nel 2020

Titolo Autori
(Non) si può avere tutto Gheula Canarutto Nemni
A me puoi dirlo Catherine Lacey
Almarina Valeria Parrella
Amiche per la pelle Laila Wadia
Amori reali Cinzia Giorgio
Azzorre Cecilia Giampaoli
Baci da Polignano Luca Bianchini
Chiacchiere Di Paese Rosa Russo
Confidenza Domenico Starnone
Difetti di famiglia Jole Zanetti
Femmine Andrea Long Chu
Fino a qui tutto bene Sabrina Paravicini
Giovanissimi Alessio Forgione
Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il duce Federica Seneghini, Marcello Giani
Gli argonauti Maggie Nelson
Ho fatto la spia Joyce Carol Oates
Ho sposato un deficiente. Dietro ogni uomo c’è sempre una donna che alza gli occhi al cielo Carla Signoris
Ho ucciso Shahrazad. Confessioni di una donna araba arrabbiata Joumana Haddad
I leoni di Sicilia. La saga dei Florio Stefania Auci
I treni della felicità Giovanni Rinaldi
I volonterosi carnefici di Hitler Daniel Jonah Goldhagen
Il bambino è il maestro. Vita di Maria Montessori Cristina De Stefano
Il cielo in gabbia Christine Leunens
Il coraggio della felicità. Il mio giro del mondo il solitaria sulle orme di Ida Pfeiffer Loredana Scaiano
Il giorno mangia la notte Silvia Bottani
Il pericolo di un’unica storia Chimamanda Ngozi Adichie
Il sale della terra Jeanine Cummins
Il tizio della tomba accanto Katarina Mazetti
Il treno dei bambini Viola Ardone
Il tuo nome sulla neve (Gnanca na busia) Marchi Clelia
Io non sono ipocondriaca Giusella De Maria
Io so perché canta l’uccello in gabbia Maya Angelou
La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore Livia Candiani
La gelosia del milionario Cathy Williams
La gioia fa parecchio rumore Sandro Bonvissuto
La treccia Colombani Laetitia
La tregua Mario Benedetti, F. Saba Sardi
La verità negata Deborah Lipstadt
La vita accanto Mariapia Veladiano
La vita immortale di Henrietta Lacks Rebecca Skloot
Le affacciate Caterina Perali
Le nuove Eroidi Ilaria Bernardini, Caterina Bonvicini, Teresa Ciabatti, Antonella Lattanzi, Michela Murgia, Valeria Parrella, Veronica Raimo, Chiara Valerio
Nella gioia e nel dolore (I Romanzi Introvabili) Patricia Gaffney
Noi Paolo Di Stefano
Non mi vendere, mamma! / Barbara Alberti Barbara Alberti
Non per me sola Valeria Palumbo
Non superare le dosi consigliate Costanza Rizzacasa D’Orsogna
Permafrost Eva Baltasar
Preferisco i tacchetti Eleonora Goldoni
Quaderno proibito Alba De Céspedes
Tre donne Lisa Taddeo
Un amore Dino Buzzati
Uomini normali Cristina Oddone
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Nessuno può impedirti di sognare – Storia di Alessandro Cardone – Confidenze nr. 1- Dicembre 2020

La storia di Francesco Cardone è una strordinaria storia d’amore e di resilienza che possiamo trovare nel libro IMMAGINA, scritto dal ragazzino napoletano.

Il libro, i proventi del quale vanno in beneficenza all’spedale dei bambini di Napoli, lo potte trovare a questo link:

IMMAGINA di Francesco Cardone 

La storia raccontata da Alessandro, il suo papà, la potete trovare a questo link e leggerla tutta d’un fiato:

NESSUNO PUO’ IMPEDIRTI DI SOGNARE 

17- Storia di Alessandro Cardone

17- Storia di Alessandro Cardone pag. 2

 

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Con la testa nel pallone – Storia di Eleonora Goldoni – Confidenze nr. 48 – Novembre 2020

Eleonora Goldoni è una ragazza speciale, oltrechè una talentuosa calciatrice italiana e ci stupirà per la sua bravura e capacità di comunicare ottimismo.

Nel suo libro PREFERISCO I TACCHETTI troverete la sua storia ed anche preziosi consigli nutrizionali per una corretta alimentazione.

16 - Storia di Eleonora Goldoni - libro

Qui la sua storia:

16 - Storia di Eleonora Goldoni - pag. 1

16 - Storia di Eleonora Goldoni - pag. 2

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Viaggio in fondo alla vita – Storia di Sabrina Paravicini – Ottobre 2020

FINO A QUI TUTTO BENE è il bellissimo linbro che Sabrina Paravicini ha scritto per raccontare la sua malattia e la lotta che ha ingaggiato per affrontarla. Un libro che dona una grande forza a chi lo legge e che offre un senso nuovo per vedere le cose che fanno parte della nostra vita. Uno sguardo per non dimenticare quanta luce e bellezza donino ad ogni nostro nuovo giorno i risvegli e le attenzioni verso noi stessi e chi vogliamo bene.

Nel video che segue Sabrina ci racconta le sue paure e la sua storia:

Sabrina Paravicini: ecco il mio viaggio in fondo alle paure

 

Qui la sua storia:

15 - Storia di Sabrini Paravicini

15 - Storia di Sabrini Paravicini - Pag. 2

 

 

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Storia di Cristian Neri e dello ZOOPARK Levigliani – Confidenze nr. 44 – Ottobre 2020

Nel video Cristian ci racconta come i mesi del lockdown siano stati per lui la scoperta di una vena artistica che ha messo a disposizione dei bambini del suo paese: Levigliani, frazione di Stazzema in provincia di Lucca.

A questo link il video:

Cristian Neri e lo zoo che fa sognare i bambini

E qui ecco la sua storia:

14 - Storia di Cristian Neri - Ottobre 2020

14 - Storia di Cristian Neri - Ottobre 2020 - Pag. 2

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Libri: Io non sono ipocondriaca di Giusella De Maria

Istruzioni per la lettura: sconsigliato agli ipocondriaci 🙂

Probabilmente sono stata attratta dal titolo perchè come tutti sanno corrisponde alla prima affermazione che gli ipocondriaci pronunciano e cioè: IO NON SONO IPOCONDRIACA o IPOCONDRIACO.

La protagonista del libro la pronuncia ad ogni piè sospinto, ovviamente, e insieme alle parole dette scattano quelle non dette, quelle che minano tutti i pensieri di chi è costantemente concentrato a sentire se il suo fisico funziona o, in un qualsiasi momento della giornata e pure della nottata, non funziona più.

Mi ha fatto ridere questo libro, a tratti nella prima parte mi sono proprio divertita a seguire le nevrosi di NIna, persa tra tutti i vari farmaci da banco di cui è un’assidua consumatrice. Come sempre assiduo è il suo frequentare le farmacie, negozi pieni di balocchi e di risposte pronte per chi non riesce a liberarsi del pensiero di mali incombenti.
Il romanzo, nella seconda parte, ahimè, diventa un rosa troppo shocking e me ne dispiace perchè ho avuto la sensazione che il libro fosse da chiudere in fretta e la virata verso il lieto fine, troppo scontato. Peccato perchè la pena dell’autrice è molto piacevole.
Nonostante la seconda parte però, vale la pena leggerlo perchè ho trovato un’ironia leggera e una descrizione della nevrosi davvero precisa ed esilarante.

Buona lettura.

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