Per una quasi amica e forse anche di più

Il lutto è un dolore che ti assale quando si perde una persona cara. Una persona cara è quella con la quale hai prossimità fisica o spirituale o entrambe. Quel qualcuno con cui hai fatto un pezzo di cammino di vita, con il quale hai immaginato futuri possibili o solamente una parte delle tue radici.

Se leggo tutto questo però mi sfugge perché io mi senta a lutto per la perdita di Annalucia Lomunno.

Certo l’ho incontrata personalmente e ci siamo scambiate qualche battuta e qualche sorriso. Certo ci siamo scritte messaggi affettuosi e di stima e, se ricordo bene, anche qualche consiglio di lettura.

Ma basta tutto questo a giustificare la tristezza che mi ha colto fa qualche giorno?

Senza togliere l’ingiustizia estrema che caratterizza la morte prematura di una donna nel pieno degli anni strappata alla famiglia all’improvviso, cosa mi ha colpito?

Ho cercato una risposta allora nell’unico posto dove la voce sua era un’eco unico e particolare. Nei suoi racconti e nei si libri.

Ho preso a caso un po’ di riviste e ho riletto le storie di Annalucia ed eccola qua , materializzata davanti a me. Quel tono ironico, quel gusto dei particolari, quella fantasia inalterata negli anni. Certe ambientazioni roventi di passione, donne piene di sensualità che sanno scegliere, lacci e tradizioni che legano dei quali però si coglie la parte buona sempre. Gialli e noir al femminile.

Allora ho compreso il perché, lei aveva disegnato con la sua penna mondi nei quali mi sono persa e ritrovata senza che neanche me ne accorgessi. Il tempo di lettura di un suo racconto diventava così il tempo di una fuga e, così, anche di evasione. Pura. Il ritorno indolore. I suoi libri voci fuori dal coro con uno stile che non somiglia e che probabilmente non somiglierã a nessun altro.

Quando si perde una scrittrice che con così tanto garbo usava la sua arte, tanto da farla sembrare estremamente semplice, tutti noi lettori e il mondo della cultura, che forse l’ha snobbata ingiustamente, ci rimettiamo. Pensate a quanto avrebbe potuto ancora scrivere, inventare! Quanti personaggi rimarranno per sempre nell’ombra!

Abbiamo perso un po’ tutti e, avendo avuto la fortuna immeritata di condividere pensieri e qualche pagina di Confidenze sento di aver perso anche di più.

Buon viaggio Annalucia 💔🌹💔🌹💔🌹💔🌹

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Libro: MAMMA PER CENA di SHALOM AUSLANDER

Siamo sopravvissuti a qualunque cosa, tranne alla libertà! (…) Guerra, odio, violenza, oppressione: tutte queste cose messe insieme non ci hanno mai fatto ciò che ci fanno Coca-Cola, Disney e Burger King.

Se amate i libri cattivi, ironici, dissacranti, sarcastici e via dicendo allora questo è il libro che fa per voi.

L’ho amato fin dalla prime righe. La scrittura di Shalom Auslander è un concentrato di intelligenza perfida e ribelle che sa andare oltre qualsiasi schema, anche quelli più tradizionalisti. E cosa c’è di più tradizionale, di più viscerale della propria madre?

Ed è qui che l’autore colpisce. In una New York attuale vivono, tra milioni di altre persone confluite nella metropoli da tutto il mondo, anche gli ultimi rappresentanti di Can Am (cannibali americani) che cercano di mantenere intatte le proprie tradizioni esercitando l’estremo atto rituale di mangiare non appena morti i simili della propria famiglia. Settimo, voce narrante, è appunto Settimo figlio e deve obbedire a sua madre che nell’estremo saluto ha chiesto a lui e a tutti i suoi figli (13 ) di essere mangiata.

Settimo che per tutta la vita ha cercato di allontanarsi dall’influenza materna e dalle tradizioni della famiglia che lo hanno strangolato, insieme ai suoi fratelli e a sua sorella, impegnati in altre vite altrettanto faticose e fuggitive, devono scegliere se seguire le tradizioni o provare a spezzarle .

La lettura di questo libro è un viaggio che vale la pena per capire quanto siamo strangolati e cannibali a nostra volta, quanto siamo disposti a perdere di noi stessi pur di essere conformi e quanto costi l’essere semplicemente altro rispetto alle nostre radici.

Buona lettura

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Il brodo

Quando ho sentito queste due notizie:

  • un’imprenditrice (non scrivo apposta il nome) che dichiara che assume solo donne anta così non hanno problemi di figli e lavorano h24  (per la cronaca io ho avuta la seconda figlia che ero già anta)
  • al raduno degli alpini ci sono state molestie verbali e pratiche (mani su fondoschiena ecc. )

la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: beh … che novità!

Sull’imprenditrice poco da aggiungere, ho pensato. Lei lo dice, gli altri lo fanno. Scandalizzarsi come se fossimo nel mondo perfetto che concede alle donne che lavorano le stesse opportunità che offre agli uomini che lavorano mi è sembrato troppo. La polemica che ne è seguita sui social e sui giornali dava, per la maggior parte, colpa alla supposta imprenditrice e basta. Eliminata lei, sembra capire, il mondo del lavoro torna ad essere il paradiso in terra per le donne.

Sugli Alpini, sulla goliardia, sul linguaggio volgare e sessista, sulle manate sul culo o gli apprezzamenti non richiesti, sui gruppi di maschi che da bravi padri di famiglia si trasformano in ubriachi maniaci è stato detto molto. Alcuni interventi, in realtà sempre delle stesse donne battagliere e indomite ( per fortuna nostra esistono ) hanno alzato il velo, ma nella grande maggior parte il tutto è stato digerito e inghiottito senza particolare sforzo. Le altre solite donne del PD si sono azzuffate ( da sole ovviamente perchè gli uomini di qualsiasi parte politica siano per questioni di tette non si scontrano ) ma alla fine pure una parte di esse si sono trovate a definire il tutto “un’esagerazione”. Sono seguite delle dimissioni ma l’idea è rimasta.

E tornando al mio primo pensiero, adesso che ho avuto tempo e modo di rifletterci MI SONO INCAZZATA.

Il problema è che mi sono arrabbiata dopo. E’ questo è la cosa peggiore di tutte. Peggio dell’imprenditrice sessista e probabilmente in cerca di visibilità. Peggio di una branco di omunicoli mezzi ubriachi, mezzi esaltati che pensano che dire ad una donna che ha un bel culo e propinargli le posizioni tecniche dei loro amplessi sia galanteria.

I fatto è che uomini e donne, certo anche gli uomini perché tanto da sole non raggiungeremo nessun traguardo degno di questo nome, ci saremmo dovuti incazzare subito e metterci a urlare tutti insieme perché nel 2022 considerare la metà della popolazione “solo carne da consumare” o peggio ancora “cittadini di serie B, forse anche C o D in taluni casi, è semplicemente ABERRANTE.

Ma così non è stato!

I due fatti citati sono lo specchio di quello che siamo come società. Il brodo caldo dei miei pensieri affoga quello che semplicemente in una società moderna e democratica  dovrebbe essere normale. Ma così non è. E io con le mie arrabbiature fuori tempo ne sono parte integrante di questo paese che giudica normale appellare le donne per strada e farle lavorare quando  gli pare, se gli pare e questo mi fa incazzare ancora di più.

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