Le mie parole … in poesia

Premessa indispensabile: L’amore risiede nell’anima non nelle mutande; se ci sono problemi nelle mutande, si ama lo stesso, se l’anima è ferita, è impossibile amare.

Limbo ( Marzo 2018 )

Siamo nel limbo
maledetto e fantastico
dove tutto può accadere
eppure ancora nulla è concreto
tutto o niente
in mezzo uno sguardo
Un filo così leggero che si spezza senza essere toccato
Poi un altro sguardo e il filo si rafforza
Usciremo da questo angolo
Allacceremo giorni
Ci toccheremo mai
L’attesa mi uccide e mi fa rinascere
Continuamente
I pensieri girano in tondo e si legano al tuo

Nascere femmina ( Aprile 2018 )

Che fregatura nascere femmina.
Che fatica, quanto dolore.
E non dite che le femmine hanno un talento unico,
possono dare vita.
Ma va… È vero a metà.
Ed è  la metà più drammatica.
E si ritorna alla fatica.
Che fregatura nascere femmina.
Non un’ora da sveglie senza fare qualcosa per qualcuno altro.
Per altre femmine,anche, certo, ma soprattutto per i maschi.
Il nostro destino gira lì, intorno ai maschi.
Loro scelgono, noi prendiamo atto.
Loro dispongono, noi eseguiamo.
Loro combattono, noi pure se ce lo chiedono.
Perché ai maschi si dice di sì anche quando diciamo no.
È la nostra natura, ci raccontano, quando siamo assalite da dubbi.
Ecco abbiamo di nuovo abbassato il capo
e non ce ne siamo neanche accorte.
Che fregatura nascere femmina.
E per quelle di noi che ci provano,
per quelle che cercano di uscire da questa iattura
la condanna è più pesante, di più.
Non è ancora il tempo e si paga dazio a nascere prematuri.
Talune dipingono sagome maschili sulle forme
eppure le curve all’improvviso emergono
e smascherano l’inganno.
Che fregatura nascere femmina
Una condanna prenatale dalla quale non ci libera neanche in morte.
Alle femmine non spettano memorie di imprese o di arti
né tombe facilmente raggiungibili con gli occhi.
Una iattura nascere femmina

Sonno vuoto ( Febbraio 2017 )

Un sonno privo di sogni
vuoto di riposo, spento
occhi chiusi per non aver memoria.
Un sonno utile per unire ore di attesa.

Quelle notti ( Maggio 2014 )

Le amo quelle notti.
Quelle notti senza sonno e senza stanchezza
quelle notti dove stare svegli sembra normale
quelle notti che riportano a galla i segreti.

Le amo quelle notti.
Quelle notti senza spiegazioni
quelle notti dove con gli occhi socchiusi senti gli odori
quelle notti che ti annullano il tempo e la distanza.

Le amo quelle notti.
In quelle notti tu sei sempre con me.

E come d’inverno
quando il buio arriva presto
nel pomeriggio
e la giornata è ancora lunga da finire.
Ma fuori è già notte.
Allora bisogna viverla senza luce
o accontentarsi di bagliori artificiali.
E il rimorso per quelle giornate inondate di sole,
calde e lucenti,
che taluni volte sembrano non voler finire mai,
mi prende e mi abbatte.
Aveva ragione Marguerite,
presto si è fatto tardi;
davvero troppo presto per me
senza di te.

Era il tempo in cui tu c’eri ( 2014)

Era tutto un tornare indietro
quando appariva possibile anche il sogno più ambizioso.
Era anche andare avanti
e superare le difficoltà semplicemente dimenticandosene.
Era magico e semplice
ed era pieno.
Era il tempo in cui tu c’eri.

L’Isola ( Ottobre 2012)

Qualsiasi cosa sia,
qualsiasi cosa accada,
qualsiasi cosa arrivi
tu ci sei!

Sei lì, nell’isola.
In quel mare, a difesa
dove ti ho nascosto da tutti.
Sei lì per me.

La meraviglia che mi assale
ogni qualvolta ti ritrovo lì,
reale e tangibile, é profonda
più della barriera che ti protegge.

I confini del mio cuore.

La casa della lumaca ( Marzo 2012)

E’ un guscio leggero,
debole persino.
Chiunque può schiacciarlo,
a volte, persino, inconsapevolmente.
Eppure, è l’unica protezione
che ho.
E per quanto sottile sia,
contiene il mio cuore.
E lì, dentro,
si nasconde l’amore.
Chiunque può schiacciarla,
la casa della lumaca.
Ma solo chi ha un cuore
può entrarci.
Ma solo chi mi ama,
sarà ospitato.
Nella casa della lumaca.

 

 

 

Asincrono (Marzo 2012)

Avevo una notizia importante,
un dolore pesante,
una sensazione ingombrante,
una voglia pressante.
Qualsiasi cosa, era per te
e diventava senso e realtà,
trasformava il mondo
in semplice e leggero.
Tutto era, prima, per te
E adesso?
Ho ancora tante cose da dire
ma non ti trovo.
Il tempo non coincide
i nostri passi sfalsati
uno avanti e l’altro indietro
l’altro indietro e uno avanti.
E vorrei ritornare
e vorrei rivedere
e vorrei riscoprire
e vorrei ridere.
Ho un mare di cose da dividere
vorrei il tempo della sincronia.

 

Nel mio favoloso mondo (Febbraio 2012)

Nel mio favoloso mondo
non ci sono porte
non ci sono finestre
non ci sono mura.

Nel mio favoloso mondo
non ci sono estranei
non ci sono bugie
non ci sono cattiverie.

Nel mio favoloso mondo
chiunque può entrare
munito di lasciapassare
acquistato dal proprietario.

Nel mio favoloso mondo
é tutto in tondo
troneggia il cuore
immemore, fa quel che vuole.

 

Rabbia ( Giugno 2009 )

 Un fiume di rabbia scorre,
mi inonda,
mi supera,
mi affoga.
Penetra in ogni cellula,
sento le molecole che si intersecano nella mia carne
ed è tutt’uno.
Adesso sono densa,
massa, materia.
La rabbia mi strozza.

 

 Tu fai per me cose  ( Giugno 2009 ) 

Tu fai per me cose
che faresti comunque,
anche se non ci fossi.
Io faccio per te cose
che, se tu non fossi parte della mia vita,
non farei.
Mi adeguo all’amore.

L’abbraccio  ( Luglio 2009 )

Basterebbe così poco,
due braccia che si chiudono
attorno alle mie spalle
e la calma si diffonderebbe dentro di me.
Basterebbero solo due braccia capienti
per le mie spalle gigantesche.

 

L’appiglio ( Luglio 2009)

Un appiglio,
una presa,
una boa,
un ormeggio …
Un luogo al quale sentirmi legata,
uno spazio nel quale essere sicura,
una zona dove girare senza maschera,
un ancoraggio che ripari dai venti.
Mi sento persa.

 

Sono fuori dal tuo mondo ( Luglio 2009)

Latente,
invisibile,
sfuggente.
Non ha nome questo peso.
Mi stringe,
mi opprime,
mi schiaccia.
Sono esclusa dal tuo mondo.
Non riesco a farmene una ragione.

 

Ti guardo ( Agosto 2009)

Sento le tue parole,
ascolto quello che dici,
vedo le espressioni del tuo volto,
scruto i tuoi sorrisi,
seguo i tuoi passi,
ti guardo vivere.
E mi chiedo come fai ad esistere sereno,
io provo solo dolore.
Fino a ieri ciò non era possibile,
eravamo intrecciati,
una cellula intessuta con l’altra.
Era impossibile farsi del male senza ferirsi.
Io sono ieri e tu sei oggi.
Domani non saremo più.

L’anima ( Agosto 2009 )

Sono nuda,
davanti a te,
ti parlo e ti guardo.
Tu rispondi e mi guardi,
ma non vedi;
sei vestito di tutto punto.
Per avere accesso all’anima
non occorrono armature,
è necessario essere disarmati.

Sabbie mobili ( Agosto 2009 )

L’asfalto è molle,
passo dopo passo
sento che affondo
sempre di più.
E tutti intorno a me,
camminano veloci, sicuri,
sostenuti da uno spessore forte,
incuranti delle sabbie mobili.
Io appoggio piano
e mi faccio lieve,
ma le persone vicino a me
inesorabilmente mi perdono di vista.
Mi lasciano sola.

L’attesa ( Agosto 2009 )

Pisolo,
dormicchio,
sonnecchio,
fino a quando odo il lieve sussulto della serratura.
Sei qui,
a casa.
Non vedo neanche lo spicchio di luce che penetra,
sono già via,
placata,
adesso posso riposare.
Sei qui,
a casa.

 

LA VITTORIA

Avrei vinto,
lo sappiamo entrambi.
Non ci sono giustificazioni per te,
nessuna ragione specifica per il tuo comportamento.
Forse uggia,
tedio per i modi di fare sempre uguali,
ma la noia non è accettabile,
non per tanto dolore!
Avrei irrimediabilmente vinto,
e tu lo sai.
Dovevo insistere, non indulgere;
freddezza, distanza.
Sarebbe stata una vittoria senza intoppi, facile.
Certo, dopo, più penosa della capitolazione.
Ma la comprensione del tuo smarrimento mi ha scosso,
ho capito.
Dimenticare subito
meglio che ricordare per sempre.
Avrei vinto, certo.
Sarei sola adesso.

LA VITE SCOMPARSA ( Settembre 2009 )

7 anni

Non sapevo, allora, che era una rarità,
per me solamente un albero con il tronco ondulato
buono da accoccolarsi dentro
insieme ad una banda di infaticabili formiche.
Alta come un palazzo, precaria, solida,
con filari striati di sole e vento,
sprezzante dell’incuria umana
inconsapevole di essere l’ultima
partoriva, gelosa ed instancabile, grappoli a fiume,
dolci ed aspri insieme
guadagnati con lunghe, triangolari scale a pioli
da mangiare, da spremere, da trasformare in odoroso novello frizzante.

30 anni dopo

Oggi comprendo valore e fatica celati
in ogni calice di vino;
oggi conosco il sapore e la bontà
di rossi e bianchi.
In certe sere, a casa,
dopo una giornata pesantemente scorsa,
dalla cantina emerge una bottiglia
risoluta a sposarsi con quanto c’è in tavola
e, chimica alchimia fantastica, cancella brutture, riporta unione.
Rivedo la vite scomparsa, il suo buonumore, la sua caparbietà,
mi accoccolo serena, sicura che la magia si ripeterà sempre.

 

PAROLE CHE VOLANO ALTO

 Vorrei saper comprendere,
vorrei intendere, capire
le parole che volano alto;
troppo spesso al di sopra di me.
Le scorgo,
le conto,
le misuro,
le annuso.
Eppure non posso afferrarle;
poche alla mia portata,
sono minuscola.
Essere cieca, immemore aiuterebbe,
porterebbe pace,
ma sete e curiosità si impongono,
prepotenti , violente.
Un pianeta piccolo in una galassia enorme
compreso in un tempo finito
con la certezza di poter spaziare
solo carpendo conoscenza.
Eppure fatico a farlo;
nessun mentore per me
sono limite di me stessa.

 

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