Incontro

Incontro
In certi momenti
torna la memoria del nostro incontro.
Un paio di sguardi
forse anche meno
forse è stato solo annusare.
E poi avevamo  aperte, entrambi
le porte del cuore.
Dopo qualche parola neanche sapevamo più chi le avesse aperte per primo.
Eravamo e basta.
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Sonno vuoto

Un sonno privo di sogni
vuoto di riposo, spento
occhi chiusi per non aver memoria.
Un sonno utile per unire ore di attesa.

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Le anime morte

Gente di Napoli

Sono tanti, insetti brulicanti
in tutte le direzioni
vanno e arrivano
un continuo ritorno
senza meta.
Anime morte,
con occhi aperti e piedi mobili.
Senza libertà e senza ordine.
Belli, brutti, a volte chiaramente saraceni.
Tutti nel girone infernale che affaccia sul Paradiso.
Lo si vede bene, in tutti i particolari,
Paradiso vicino e quasi si tocca.
E forse per questo il cuore resta,
ma è irragiungibile.
Il passaggio è stretto e si attraversa a piedi
uno per volta, in fila,
senza raccomandazioni e conoscenze,
solo con cognizione di causa.
Per passare bisogna essere in pace con se stessi,
liberi nel pensiero
rispettosi dell’altro.
Da Napoli non si accede quindi.
Bisogna andar via e vedere se la porta si apre da un’altra parte.
Tristemente a volte accade.
Il Paradiso vuole la testa e non il cuore.

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La nebbia

Citazione

La Nebbia, stamattina.

 

Un aiuto a ritrovarsi meglio, di mattina. 

È giorno, si vede

Eppure lo sguardo ha un limite

Si ferma

E nell’impossibilità a guardare oltre un muro fatto di niente

Si apre la porta che guarda all’interno

E ci si può guardare, dentro, da soli

Finalmente protetti da fuori.

La nebbia è riparo di un attimo dalla globalità,

Un respiro di sollievo mattutino.

 

 

 

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Addio ad un collega

 

Ieri abbiamo salutato un collega,
non come ogni mattina da dieci anni,
per sempre!

All’estremo saluto,
non preventivato,
e già questo è strano per una persona precisa come lui,
eravamo tanti.

Alcuni in fondo,
altri sulla navata centrale,
altri in piedi.

Tutti colpiti per la precipitosa fuga,
tutti meravigliati per non essere stati avvisati prima,
tutti con un’urgenza di parlargli che prima non avevamo mai avuto.

E non potevamo dire niente!
Noi che avremmo saputo dire cose precise sul suo conto,
cose documentate da anni di regolare convivenza giornaliera,
noi colleghi, né parenti, né amici, non siamo previsti come voce narrante.

Alla stregua di amanti nascoste e mai dichiarate,
abbiamo assistito in disparte agli ultimi riti mortali,
senza diritti ufficiali, né consolazioni familiari.

Restano ricordi da evocare in orario ufficio.
Resta una scrivania sgombra e dei cassetti vuoti.
Resta la certezza, arrivata postuma, che era un uomo.
Semplice e complesso, antico e moderno. Un uomo.

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Quella storia

C’era, in quella storia,
qualcosa che viveva.
Era un fantino che galloppava
appoggiandosi in sella e saltando ostacoli,
in una gara senza pubblico
e senza partecipanti.
Una meta a venire.
C’era silenzioso, un continuo cercarsi,
null’altro.
Così era quella storia.
Composta di due elementi soltanto.
Null’altro visibile
Viveva e si nutriva di sè,
quella storia.

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Vestiario di Wisława Szymborska

Vestiario

Ti togli, ci togliamo, vi togliete cappotti, giacche, gilè, camicette di lana, di cotone, di terital, gonne, calzoni, calze, biancheria, posando, appendendo, gettando su schienali di sedie, ante di paraventi; per adesso, dice il medico, nulla di serio, si rivesta, riposi, faccia un viaggio, prenda nel caso, dopo pranzo, la sera, torni fra tre mesi, sei, un anno, vedi, e tu pensavi, e noi temevamo, e voi supponevate, e lui sospettava; è già ora di allacciare con mani ancora tremanti stringhe, automatici, cerniere, fibbie, cinture, bottoni, cravatte, colletti e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori – sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi – la sciarpa riutilizzabile per protratta scadenza.wis

 

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Era il tempo in cui tu c’eri.

 

Era tutto un tornare indietro
quando appariva possibile anche il sogno più ambizioso.
Era anche andare avanti
e superare le difficoltà semplicemente dimenticandosene.
Era magico e semplice
ed era pieno.
Era il tempo in cui tu c’eri.

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Stanca di te

 

Lo so, lo so. Ti sento che stai brigando.

E ti vedo e tu lo sai, ma non ti importa.

Non ti interessa che io sappia,  vai per la tua strada.

E ci provi, ci riprovi, insisti senza incalzare. Tu sai come fare, anche questo so.

E ci riuscirai. E io qui a guardare.

Certo potrei distogliere lo sguardo e fissare altro

 

{lang: 'it'}

Io sogno

 

Io sogno.

Io sogno negli interstizi tra una pasta e un bucato.

 

 

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